Non basta il fermo pesca, che è scattato i primi del mese di ottobre, per scongiurare il collasso del pesce spada: il WWF nella sua Guida raccomanda ai consumatori di non mangiarlo.
Stop alle importazioni di pesce spada nei mercati nazionali fino al 30 novembre. A chiederlo al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan, è il direttore generale di Federpesca, Luigi Giannini. Una circolare del Ministero delle Politiche Agricole dispone il fermo biologico per lo spada nel Mediterraneo per due mesi, dal 1 ottobre al 30 novembre. Un provvedimento disposto sulla base di una raccomandazione dell'Iccat (Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico), recepita e resa obbligatoria dalla Ue già da 3 anni.
Il problema è che se il fermo biologico impone ai nostri pescatori di fermarsi per due mesi, non accade lo stesso per i pescherecci extracomunitari che operano in Mediterraneo. E il pesce spada continua ad essere pescato. Il WWF aveva già denunciato i rischi per una specie ormai vicina al collasso commerciale, e nella Guida WWF "Sai che pesci pigliare" (2008) la specie è inserita nella Lista Rossa, che elenca quelle specie che non bisognerebbe consumare proprio per la loro situazione fortemente critica. Assieme al pesca spada vi sono ad esempio il nasello, il tonno rosso, la cernia.
La Guida WWF "Sai che pesci pigliare?" >>
Il pesce spada, in quanto predatore al vertice della catena alimentare, è anche un bioaccumulatore: nel tessuto di questo pesce si accumulano cioè le sostanze chimiche disperse nell'ambiente e che finiscono nella catena alimentare: la conferma in un dossier realizzato nel 2006 dal WWF con l'Università di Siena. Lo studio riporta i primi dati disponibili in Italia sulla contaminazione del pesce spada dell’area mediterranea da parte di alcuni dei polibromodifenileteri (PBDE) più utilizzati.
Guarda il dossier WWF Contaminazione chimica nel Mediterraneo: il caso del pesce spada >>