Ringrazio molto l'eurodeputato Andrea Cozzolino e l'on. Valeria Valente, deputata al Parlamento, ambedue del PD, di aver commentato il mio articolo apparso su www.ischianews.com il 31 maggio 2013 dal titolo "provocatorio" il "Condono edilizio e la lontananza del PD dalla gente. L'on. Valeria Valente ha trovato le mie considerazioni "ragionevoli ed in parte sicuramente fondate" ed ha espresso l'"impegno come parlamentare di muoversi in Parlamento secondo l'impostazione suggerita". L'eurodeputato Andrea Cozzolino – nel 2003 assessore regionale e n. 2 della giunta presieduta da Antonio Bassolino di cui è erede politico - ha espresso un'opinione più articolata sostenendo la sua avversità ai condoni edilizi perché "messaggi di impunità da parte dello Stato" dichiarandosi tuttavia disponibile ad un esame "caso per caso dell'abusivismo di necessità" proponendo una "legge quadro nazionale su tre punti: non un metro quadro di suolo agricolo deve essere più consumato da cemento e nuove costruzioni; istituire un fondo unico per la messa in sicurezza del territorio e la rigenerazione urbana basato sul principio dell'abbattere e ricostruire le vecchie abitazioni fatiscenti, infine, mai più condoni edilizi di nessun tipo". Cozzolino esprime la "sicurezza" che in questo "quadro anche il PD sarà disponibile" mentre si pone l'interrogativo se anche il PDL su questa impostazione sarà disponibile.
Su come si possa fare una legge che "ridiscuta, caso per caso, secondo criteri molto rigidi,le richieste di condono di necessità non approvate per via del blocco del 2003" Cozzolino non entra nella formale formulazione della proposta di legge.
Il punto invece è proprio questo: come formulare una legge "per i casi di necessità" di abusivismo edilizio nell'oceano di norme dello Stato italiano e che sia Costituzionalmente corretta. Non è un compito che spetta all'Avvocatura ma alla Politica e richiede la massima chiarezza.
Condivido il giudizio espresso dal neo-deputato Marcello Taglialatela che lasciando per incompatibilità il ruolo di assessore regionale all'urbanistica della Campania svolto negli ultimi tre anni nella giunta presieduta dall'on. Stefano Caldoro ha affermato che "non occorre una moratoria per fermare gli abbattimenti ma una legge che dia la possibilità ai cittadini di poter godere, attraverso la riapertura dei termini, del condono del 2003, di un diritto negato" esprimendo l'opinione che "gli stop provvisori alle ruspe non risolvono il problema anzi contribuiscono soltanto ad alimentare le incertezze dei cittadini".
E' chiaro che si mette da parte la demagogia – ma non solo a destra ma soprattutto a sinistra del falso bipolarismo italiano - bisogna chiamare il "condono edilizio" con il suo termine proprio perché qualsiasi legge che si approverà sarà una norma di "condono" e non debbono essere usati altri termini per non incrementare il contenzioso civile, penale ed amministrativo. La norma deve essere chiara e certa come dovrebbero essere tutte le leggi. Così come la demagogia deve essere bandita da ambedue i fronti partitici sul termine "pianificazione". Ritengo che se il condono edilizio da strumento "straordinario" si è trasformato in "ordinario" come sostiene il prof. Lucio Iannotta, citato nel mio articolo, negli ultimi trent'anni, è stato perché è fallita una elementare e praticabile Pianificazione Territoriale proprio nel tempo in cui tutti la chiedevano e che avrebbe dovuto perfettamente essere messa a regime. Con estremo coraggio e senza demagogia bisogna purificare una assurda ed obsoleta legislazione vincolistica che risale a settantaquattro anni fa e che non era compatibile o coniugabile con le esigenze di sviluppo economico e sociale avviato nel dopoguerra con gli interventi straordinari ed i finanziamenti a fondo perduto ed agevolati della Cassa per il Mezzogiorno, con le leggi di attuazione dei programmi di edilizia economica e popolare e nel caso dell'isola d'Ischia, vincolata dal 1939 con due leggi mai abrogate,con la costituzione nel 1952 con un Ente di Diritto Pubblico finanziato dallo Stato fino al 1972 per la "valorizzazione" industriale dell'isola vincolata.
Ed allora occorre una legislazione chiara, una divisioni di "competenze" altrettanto chiara e semplice con una effettiva "responsabilizzazione" del o dei Comuni se ha un valore il Testo Unico sugli Enti Locali del 2000. Il caso dell'isola d'Ischia è emblematico di questa stridente contraddizione inconiugabile tra esigenze di tutela ambientale e di sviluppo economico. E' questo che lo Stato "spezzettato" nelle "competenze" non ha saputo fare in sessanta anni.
Una Pianificazione Territoriale non può essere disgiunta da una Programmazione Economica; una Pianificazione Territoriale al pari della Programmazione Economica non può essere un "libro dei sogni". Non ha alcun senso un Piano Urbanistico Territoriale "sovraordinato" rispetto ai Piani Regolatori Generali dei Comuni, che diventano quindi per legge studi e strumenti inutili, che si limita a "vincolare" e cioè a dire NO a qualsiasi intervento di modifica del territorio. Se un'area è fortemente "antropizzata" ( l'isola d'Ischia ha oltre 60mila abitanti in 46Kmq. e vive SOLO di turismo ed attività indotte) occorre un unico Piano Regolatore Generale affidato alla redazione ed alla gestione di un UNICO Comune che tuteli il territorio ma lo lascia anche fruire perché questo territorio ha creato rispetto al 1939 una "nuova economia".
Quindi l'isola d'Ischia ha bisogno di una Legge Speciale e nelle more il Parlamento non ha altra possibilità di approvare l'ennesima leggina "provvisoria" e cioè di estendere il condono del 2003. Ischia ha bisogno di un nuovo assetto istituzionale, ha il bisogno di avviare una "programmazione possibile" in un nuovo quadro istituzionale che deve vedere nella sola Regione l'ente sovraordinato abolendo non solo la Provincia ma anche la Soprintendenza ai Beni Ambientali se ha una logica democratica il testo unico sugli enti locali e lo stesso titolo V riformato della Costituzione.
E'tempo quindi di chiamare le cose con il loro nome, di bandire ovunque collocata la demagogia, di una severa autocritica, di voltare pagina soprattutto in questo periodo di drammatica recessione economica e finanziaria che colpisce soprattutto le piccole imprese qui nell'isola d'Ischia e sono 3mila le ditte iscritte alla Camera di Commercio mentre i lavoratori stagionali sono 9.500 ed ogni anno si licenziano dagli istituti superiori 510 ragazzi votati alla disoccupazione permanente.
A me pare che questa sia tutta la verità e naturalmente il suo sapore è amaro.
Casamicciola, 15 giugno 13