I giornali dovranno puntare sulla “qualità” e sulla “autorevolezza” – stampa scritta e Web devono essere interdipendenti – quali prospettive per il presente ed il futuro del quotidiano locale?
“I Giornali non moriranno purché puntino sulla qualità e sulla autorevolezza e in un’epoca lontana, non so quando, sarà possibile un ritorno della carta stampata come protagonista”. Lo ha affermato Walter Isaacson, 58 anni, americano, ex direttore di “Time Magazine”, ex amministratore delegato della CNN che il Presidente degli USA, Barack Obama, ha posto alla presidenza del Broadcasting Board of Governor.
Isaacson – parlando a Roma nel corso di un meeting internazionale – ha aggiunto che “il fenomeno di Internet non è contenibile ed è destinato a forzare ogni barriera di arresto così come ad allargare a dismisura l’informazione di massa”. Ma, ha detto ancora Isaacson, il problema dell’informazione su Internet “è e resterà l’autorevolezza, la reputazione di chi scrive, la credibilità delle fonti”.
Sulla competizione tra carta stampata ed informazione sul Web anche attraverso Facebook si è anche soffermato Philip Stephen, inglese, editorialista del “Financial Times” il quale ha sostenuto che “la rivoluzione digitale ha democratizzato il giornalismo ma ne ha ridotto pericolosamente le competenze”.
Le considerazioni di Isaacson e di Stephen sono apparse in un articolo dal titolo: “i giornali vivranno con l’autorevolezza” posto nelle pagine di economia del “Corriere della sera” nell’edizione di martedì 19 ottobre 2010 e credo che l’edizione di quel giorno del “Corriere” possa rappresentare concretamente il pensiero dei due giornalisti.
In quell’edizione di 64 pagine formato lenzuolo una intera pagina era dedicata agli interventi del Presidente della Camera, Gianfranco Fini e del Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, in risposta all’editoriale del giorno prima di Ernesto Galli della Loggia sulla “successione a Berlusconi” mentre una altra intera pagina era riservata ad un lungo intervento del cantante Adriano Celentano su “l’italiano che precipita ” pubblicato con un piccolo preambolo del direttore Ferruccio de Bortoli. Un giornale “autorevole” è fatto così. Ma nulla è escluso, dalla cronaca nera al gossip. Un buon giornale deve essere “omnibus” ed oggi Piero Ottone dovrebbe riscrivere il suo libro vecchio di 23 anni.
La “Triturazione Informativa” di oggi – Negli ultimi 10 anni sono state prodotte più notizie che nei 5mila anni precedenti – si rischia di perdere la “Memoria Storica”
Nel 2006 – 4 anni fa – scrissi una “appendice” al mio lavoro sul “Referendum popolare nella Costituzione della V Repubblica da de Gaulle a Mitterrand – analogie e diversità con la democrazia italiana verso la II Repubblica alla luce del dibattito politico in Italia sulle riforme costituzionali.
Per scrivere quella “appendice” consultai in 5 mesi oltre 300 edizioni di giornali soprattutto i due più importanti quotidiani nazionali il “Corriere della Sera” e “La Repubblica” ed il quotidiano locale il “Corriere del Mezzogiorno”.
“Ho potuto constatare – scrivevo al termine dell’“appendice” – da giornalista che per 36 anni si è occupato di cronaca locale e di vita degli enti locali come è straordinariamente migliorata la qualità della stampa quotidiana e come si è felicemente unita al giornalismo militante quella che Indro Montanelli chiamava l’“Accademia” con una grande rivalutazione del cosiddetto “Pubblicismo” e sempre più chiaro ai miei occhi si è manifestato il grande merito di Eugenio Scalfari che con la sua “Repubblica” ha rivoluzionato la stampa quotidiana trasformando il quotidiano in settimanale come un “Espresso” ogni giorno.
Facevo mie tuttavia le preoccupazioni di Mario Capanna sulla “triturazione informativa” contenute nel suo libro “Coscienza Globale” dove Capanna sottolinea che “è stato calcolato che negli ultimi due-tre decenni sono state prodotte e diffuse più notizie che in tutti i cinquemila anni precedenti” e commenta Capanna “l’effetto determinato (solo in apparenza paradossale) è che all’aumento di notizie corrisponde una diminuzione della conoscenza. Siamo informati di più ma sappiamo di meno”.
Capanna chiama tutto questo “triturazione informativa” ritenendola “uno dei fattori più potenti che stanno alla base della distruzione della memoria storica”.
Fin dall’inizio della mia modesta carriera di giornalista locale mi sono posto il problema dell’“autorevolezza” e le esperienze che ho fatto ed i Maestri che ho avuto mi hanno sempre più convinto della ricerca dell’autorevolezza nello scrivere sia una nota di cronaca sia un commento. I testi di Sergio Lepri, mitico direttore dell’ANSA per trent’anni, sono stati fondamentali per il mio giornalismo. Naturalmente non basta la ricerca dell’autorevolezza personale che è indivisibile dalla ricerca della competenza e dell’onestà intellettuale. Occorre anche l’autorevolezza complessiva del giornale per il quale si scrive che è acquisita dall’intero corpo redazionale e dalla rete più o meno numerosa dei collaboratori e di cui il Direttore ne è sintesi condivisa.
L’esperienza de “Il Giornale d’Ischia” (1971-1975) umana e professionale ed il giornale politicamente “schierato”
Pongo sempre come esperienza fondamentale della mia vita quella fatta per circa 4 anni – dal 1972 al 1975 quando avevo poco più di vent’anni ma ero contemporaneamente studente universitario in Economia e Commercio presso l’Università di Napoli che non si chiamava ancora Federico II – a “Il Giornale d’Ischia”, diretto da Franco Conte (1938-1988), che fu un piccolo ma grande giornale che ebbe breve vita – dal giugno 1971 al giugno 1975 - e dove cominciai da collaboratore, poi redattore, poi ancora redattore capo ed infine direttore responsabile perché il mio Maestro, Franco Conte, ne era il direttore editoriale e non volle mai iscriversi all’ordine dei giornalisti che contestava ritenendolo inutile in una società libera avendo lavorato al “Corriere Canadese” negli anni ‘60 quando lasciò l’isola d’Ischia proprio per lavoro.
A quell’esperienza nel contesto civile dell’isola d’Ischia venerdì 7 aprile 1989 dedicammo una giornata di studio, organizzata dall’Associazione della Stampa delle Isole di Ischia e Procida che presiedevo, soprattutto come omaggio alla Memoria di Franco Conte morto per un infarto a 50 anni il 15 agosto 1988.
Sottolineai nel mio intervento a quel convegno l’impostazione di quel piccolo giornale che si diffondeva in una realtà isolana già molto avanzata dal punto di vista dello sviluppo economico dove la stampa locale non aveva ancora messo le radici definitive ed i periodici locali o erano poco più di “numeri unici” di partiti politici o periodici soprattutto sportivi legati alle fortune della maggiore squadra di calcio che militava in serie D.
L’impostazione era quella di un periodico di informazione generale chiaramente schierato in un’area politica di centro-sinistra, chiuso al MSI-DN e delimitato da quello che allora si chiamava “arco costituzionale”. Era un giornale che ricercava “autorevolezza”, che voleva incidere nella realtà con campagne quali l’avvio della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica anche sul piano locale, l’esproprio delle pinete, l’acquisizione al patrimonio pubblico del Castello Aragonese, una azienda statale nel Pio Monte della Misericordia di Casamicciola per citarne alcune. Naturalmente si poneva l’obiettivo di costituire una nuova classe politica fra i democristiani e fra i socialisti. Veniva ricercata la collaborazione di studiosi locali e veniva avviata la discussione con le necessarie interlocuzioni sulla Regione, il nuovo Ente locale che doveva attuare il decentramento dello Stato. Il modello era “Il Mondo” di Arrigo Benedetti piuttosto che “L’Espresso” di Eugenio Scalfari ma tutto il giornale era scritto “separando i fatti dalle opinioni” imitando “Panorama” di Lamberto Sechi con la più ampia cura nella scrittura dei pezzi in modo tale che paresse scritto da una sola persona. Non mancai di vedere le ombre nei 150 numeri del giornale – che non raggiunse mai una tiratura di circa 1.500 copie - non volendo attribuire al giornale “meriti e responsabilità superiori a quelli che effettivamente ha avuto. L’esperienza è durata soltanto 4 anni ma diciamo più esattamente gli anni migliori sono stati dal 1972 al 1974 in cui il giornale divenne settimanale ma dal marzo 1974 cioè da quando Franco decise che sarebbe ritornato alla fine delle elezioni amministrative del 1975 di nuovo in Canada e mi comunicò che il giornale sarebbe stato chiuso ci fu un rapidissimo declino. Il giornale non aveva più avvenire. Non aveva più obiettivi di grande respiro. I collaboratori cominciarono ad allontanarsi. Gli abbonamenti non si rinnovavano. I lettori si perdevano ed il colore politico diventava sempre più “bianco fiore”. Chiuse senza nemmeno un editoriale di congedo”.
Dissi però che “Franco Conte ha portato una ventata di giornalismo inglese nella nostra isola” e che “forse era tempo nella nostra stampa locale di ricercare la qualità dopo la quantità”.
Al termine di quella giornata di studio – alla quale partecipò con un toccante intervento anche Franco Borgogna - fu proiettata una puntata della trasmissione “Zoom” che Franco Conte aveva fatto per Teleischia nel novembre 1987 sulla stampa locale con l’intervista a Piero Ottone – che fu ospite nostro nell’ottobre di quello stesso anno quando organizzammo come Associazione della Stampa la presentazione del suo libro “Il buon giornale” edito da Longanesi – e con le interviste a Domenico Di Meglio ed a me. Voleva essere anche una “giornata di formazione” per i giornalisti locali ai quali fu donata una copia del libro di Piero Ottone.
“Il Settimanale d’Ischia” ( 1975-1989) e la nascita e l’affermazione de “Il Golfo” (1989-1999)
Allora – nel 1989 – ad Ischia s’era affermato un settimanale locale per iniziativa di Domenico Di Meglio (1949-2009) che partito nel 1975 come settimanale di sport aveva assunto la veste di settimanale di informazione generale assolutamente autofinanziato dal direttore e dal corpo redazionale. “Il settimanale d’Ischia” non aveva padroni come con orgoglio affermava Domenico Di Meglio, che aveva un passato mai rinnegato di uomo politico di destra neofascista, ma era aperto a tutti e che non aveva timori né reverenza verso nessuno.
Allora – 1989 – nell’isola d’Ischia oltre al “Settimanale d’Ischia” che vendeva circa 3 mila copie c’erano altre 11 testate periodiche e 2 televisioni locali e c’erano almeno 40 iscritti all’ordine dei giornalisti, elenco pubblicisti tanto che tentammo anche una Associazione della Stampa delle isole di Ischia e Procida costituita nel 1986 e sciolta nel 1994 per enormi polemiche intestine.
Questo successo del Settimanale d’Ischia – al quale collaboravo fin dal 1983 con una rubrica di commenti senza tuttavia mai rinnegare la mia diversa formazione culturale e politica – spinse Domenico Di Meglio a trasformare il settimanale, che allora vendeva circa 3 mila copie, in quotidiano. La testata la proposi io ma proposi che piuttosto di fare un quotidiano locale il settimanale si trasformasse in regionale scendendo sul Continente.
Il Golfo nacque il 23 maggio 1989. I primi 10 anni di vita del giornale furono raccolti da Domenico Di Meglio in una bella pubblicazione carica di testimonianze che costituisce una pietra miliare per comprendere il decennio – 1989-1999 – nell’isola d’Ischia ed in quella di Procida che finalmente viene legata culturalmente all’isola madre anche grazie a Il Golfo. Sono segnate tutte le tappe dell’impresa editoriale. Tutti i collaboratori – per dare “autorevolezza” al giornale che per Domenico Di Meglio doveva prima di tutto essere un giornale “popolare” – sono riportati. L’organigramma era costituito da una direzione di tre persone, una redazione centrale di 5 persone, un garante del lettore, ben 37 collaboratori più o meno fissi, 12 opinionisti, una redazione sportiva di ben 20 collaboratori, 3 pubblicazioni speciali (Il Golfo Donna, Il Golfo Più, Il Golfo dei Ragazzi) che impegnava ben 18 collaboratori, una amministrazione costituita da 4 persone con un amministratore delegato della società in accomandita semplice Editoriale Ischia proprietaria della testata, 4 persone impegnate nella tipografia di proprietà della società a responsabilità limitata Ischia Print e perfino un addetto alla distribuzione. I compensi per i lavoratori dell’informazione non sono alti ma comunque nasce una impresa editoriale, la prima nella storia dell’isola d’Ischia.
Il Golfo è un fenomeno editoriale oggetto della tesi di laurea in sociologia di Rosa Polito riportata nella pubblicazione per il decennale con la presentazione del prof. Amato Lamberti, docente di storia del giornalismo e delle comunicazioni sociali presso la facoltà di sociologia della Federico II.
La pubblicazione è talmente precisa che riporta anche una monografia dell’avv. Nino D’Ambra, storico, garante del lettore, sulla “storia del giornalismo ischitano” partendo dal 1827 e fino al 1999. Un percorso di 172 anni attraverso due secoli!
Ma in quella pubblicazione Domenico Di Meglio ritenne opportuno riproporre un magistrale intervento, da me chiesto ed ottenuto, del prof. Edoardo Malagoli (1923-2001), docente di italiano e storia per un trentennio presso il liceo classico di Ischia, allievo di Benedetto Croce, apparso nel cinquecentesimo numero del “Settimanale d’Ischia” dove – proprio con un implicito riferimento all’“autorevolezza” di un giornale – Malagoli scrisse che “la parola è agli educatori e non solo a quelli istituzionali; e poiché primo compito di ogni uomo è l’autoeducazione, albergatori, artigiani, commercianti, proprietari, impiegati, professionisti, amministratori, devono essere chiamati e devono sentirsi chiamati a riesaminare i propri impegni, a riformare se stessi. A svolgere questo compito, essenziale è il ruolo della stampa locale, la quale è “minore” solo in senso quantitativo, in rapporto ad un’area di diffusione più ristretta di quella nazionale, di cui è continuazione e completamento; ma tale distinzione non deve incidere sulla qualità cioè sull’efficacia del suo impegno volto a fornire ai lettori un’informazione precisa ed una interpretazione dei fatti equilibrata e non faziosa”.
Dal 2000 Il Golfo cambia e diventa un supplemento del “ Roma” di Napoli ma non cambia la linea editoriale – “Sussurri & Grida” di Domenico Di Meglio e la sua morte (23 marzo 2009)
Questa impostazione del primo decennio de Il Golfo cambia nel luglio 2000. Non conosco i motivi reali e finanziari. L’Editoriale Ischia cede la proprietà della testata al “Roma” di Napoli e ne diviene un supplemento ma non cambia la linea editoriale che Domenico Di Meglio conferma ai suoi lettori così continua la mia collaborazione settimanale che spiego ai lettori con il mio pezzo di domenica 6 agosto 2000 dal titolo significativo: “Stesso giornale, stesso obiettivo ma diverse strategie”. Il Golfo viene confezionato da una cooperativa di giornalisti locali presieduta da Domenico Di Meglio ed allegato come “panino” al “Roma”. Sottolineavo che “ fino a quando sarà data la possibilità di dissentire da una ipotesi politica di centro-destra che è chiaramente l’obiettivo del nuovo gruppo editoriale proprietario della testata, estesa “meccanicamente” dal Governo centrale agli enti locali, continuerò a rappresentare la voce “stonata” che invece ritiene che non solo in campo nazionale ma anche sul piano locale bisogna lavorare ad un progetto politico di rilancio del centrosinistra partendo dalla denuncia forte che l’omologazione dei comportamenti rende difficile appoggiare acriticamente questo o quell’altro personaggio. In questi anni la politica, le diverse opinioni politiche, la diversa valutazione dei personaggi, la diversa concezione del giornalismo, non ha scalfito una amicizia antica. Anzi è stata una risorsa ed una ricchezza di questo giornale, questo pluralismo all’interno di una redazione che dovrebbe essere presa a modello anche per il nuovo gruppo editoriale. Per me quindi non cambia nulla e fin quando mi sarà concesso la mia avventura umana e professionale non è disgiunta da quella di Domenico Di Meglio, generoso, inguaribile, fascista sognatore…”.
Il rapporto di collaborazione fissa – remunerato con 100 mila lire al mese dalla Cooperativa – si chiuse il 28 febbraio 2001 perché non c’erano fondi abbastanza (questa fu almeno la versione comunicatami) e così cessava una collaborazione continuativa dopo 11 anni con oltre 520 articoli settimanali non senza polemiche per vicende comunque estranee alla mia rubrica.
Da allora e fino alla morte di Domenico il 23 marzo 2009 la collaborazione con “Il Golfo” è stata del tutto occasionale e del tutto gratuita ma Domenico Di Meglio fino all’ultimo mi ha sempre dimostrato ampia disponibilità.
Dopo la morte di Domenico Di Meglio - che ho commemorato il 24 marzo 2009 nella Chiesa di Portosalvo ad Ischia ed il cui discorso ho voluto riportare nel mio libro “Ischia, luci e ombre sullo sviluppo” che ho voluto dedicare alla Sua Memoria ed a tutti i giovani dell’isola d’Ischia – Il Golfo ha continuato a vivere senza il suo fondatore. La sua rubrica quotidiana “Sussurri & Grida”, che era un osservatorio pungente e scrupoloso sugli avvenimenti nazionali e locali, si è spenta con lui. Non intendo entrare nelle polemiche personalistiche di oggi sul futuro della stampa locale nell’isola d’Ischia ma intendo esprimere l’opinione sugli scenari presenti e futuri del mondo dell’informazione anche a livello locale.
Commemorando Domenico Di Meglio dissi che “ci sarà tempo – quando smetteranno di scorrere queste lacrime – per un esame più rigoroso sulla sua opera ma sento di interpretare la voce ed il cuore di tutta l’isola d’Ischia e di quella di Procida ma anche di quella della Napoli Operaia che Lui amava dall’esperienza di direttore de “La Verità” se dico che Domenico Di Meglio ha costruito la stampa locale nell’isola d’Ischia ed ha cercato – con tutte le sue forze – di realizzare una società più giusta e più umana in quest’isola dove sono presenti le contraddizioni più vistose del capitalismo. Cercare di dare un “volto umano al capitalismo” o dare “il sangue o un valore morale al danaro” è il minimo comune denominatore che ci univa”. Ho voluto ricordarlo cioè soprattutto come “giornalista politico” e mi sarei aspettato che i suoi redattori avessero organizzato una “giornata di studio” “per un esame più rigoroso della sua opera” così come noi facemmo per Franco Conte. Domenico infatti lascia una mole impressionante di denunce, appelli, proposte, iniziative, idee, ma naturalmente come ogni “storia vivente” – come ammoniva il prof. Malagoli – anche errori e passi falsi, le luci e le ombre di ogni uomo.
Le prospettive di oggi e di domani del giornale locale al tempo della Terza Rivoluzione industriale
Al tempo della rivoluzione dell’informatica e della telematica – la “Terza Rivoluzione Industriale della Storia moderna e contemporanea - tutte le osservazioni di Walter Isaacson e di Philip Stephen dalle quali sono partito sono assolutamente condivisibili così come resta ancora valida la considerazione del prof. Malagoli sulla qualità della stampa locale che deve essere minore solo per area diffusionale ma non nei contenuti.
Ma la stampa locale scritta avrà ancora più difficoltà della grande stampa nazionale. Sarà ancora più necessaria la collaborazione con un giornale regionale e questa collaborazione deve essere rafforzata alla luce dei costi crescenti per il personale, per l’amministrazione, per tutta l’organizzazione editoriale. Anche la linea politica del giornale “panino” non può essere diversa dal giornale-padre con tutto quanto comporta questo schieramento politico che deve comunque salvare l’obiettività della cronaca.
Ma non basta ancora. Occorre anche una interdipendenza con il web e quindi l’edizione telematica del giornale deve essere di qualità.
Restano anche per la stampa scritta locale gli obiettivi della “qualità e della autorevolezza” poiché “il fenomeno di internet non è contenibile ed è destinato a forzare ogni barriera di arresto così come ad allargare a dismisura l’informazione di massa”. Anche ad Ischia sono nati decine di blog ed un giornale telematico è semplicissimo. Centinaia o migliaia di enti pubblici e privati, aziende di ogni dimensione, hanno il loro sito Web. La notizia corre ad una velocità straordinaria e la stampa scritta può andare “dentro” o “oltre” la Notizia sempre più con “approfondimenti” (inchieste, interviste, opinioni) ma il Web la “buca” dopo pochi secondi dal fatto. La concorrenza tra Web e carta stampata è - e sarà sempre di più - spietata.
Resta il problema dell’autorevolezza, la reputazione di chi scrive, la credibilità delle fonti poiché “la rivoluzione digitale ha democratizzato il giornalismo ma ne ha ridotto pericolosamente le competenze”. Infatti fare un buon giornale richiede un buon numero di redattori e di collaboratori fissi che debbono avere “competenze” non solo ma debbono dedicare tempo per una “formazione continua” della loro professionalità e l’area geografica nostra non è certamente sufficiente per una rigorosa applicazione del contratto nazionale dei giornalisti. L’“autorevolezza e qualità” del giornale scritto deve essere di tutto il corpo redazionale e della rete dei collaboratori ed i modelli restano ancora i grandi giornali come il “Corriere della Sera” e “La Repubblica” poiché l’isola d’Ischia è un grande distretto turistico che si deve addirittura allargare a tutte le isole napoletane se vuole avere un futuro meno incerto.
Oggi più di ieri l’isola d’Ischia ha bisogno di un buon giornale scritto, di qualità, autorevole, chiaramente schierato sui problemi fondamentali dello sviluppo economico e su quello sociale, poiché questo è un momento di grave crisi istituzionale, di grave crisi economica, di grave crisi politica.
L’impresa è difficile ma non impossibile.
Casamicciola Terme, 23 ottobre 2010