Ugo Intini è oggi un uomo di 72 anni che ha dedicato oltre mezzo secolo della sua vita all’Idea del Socialismo Riformista facendone una “religione laica” tentando di coniugare la teoria con la pratica. Si iscrisse al Partito Socialista Italiano a Milano, dove è nato e dove vive, a 18 anni quando frequentava il liceo classico e si presentò a 19 anni nella redazione milanese dell’“Avanti!”, al centralinista ,con la più banale delle richieste:
“Sono un compagno e vorrei fare il giornalista, forse può servire una mano”. Ha dato una mano all’“Avanti!” per 43 anni fino a diventare direttore e lo è stato per 9 anni dal 1978 al 1987, il periodo di massima espansione del PSI.
Nel PSI è sempre stato un “autonomista”, cioè nel partito della “Prima Repubblica” più aperto di tutti gli altri alla democrazia interna con una vastità di correnti che si chiamavano “Riscossa”, “Presenza”, “Impegno”, “Rinnovamento”, “ Unità”, e che si dividevano sull’eterna questione del rapporto con i comunisti nell’eterna questione di ben rappresentare il movimento operaio, Intini per tutta una vita ha sostenuto che una “cosa” era il “socialismo” ed un’altra “cosa” era il “comunismo” e che le due “cose” non erano coniugabili. Sostenere questo negli anni ‘ 60 e ‘ 70 del ‘ 900, quello che il grande storico marxista inglese, Eric Hobsbawm, chiama il “secolo breve” e che è invece il “secolo lunghissimo”, non era facile. Trovare uno spazio “autonomo” per il PSI schiacciato tra la DC ed il PCI era impresa titanica.
Ugo Intini non si è mosso di un millimetro da quelle convinzioni giovanili nella buona e nella
cattiva sorte. Dopo la dissoluzione del PSI nel 1993 non è salito sul carro dei nuovi vincitori della destra berlusconiana ma è rimasto nella sinistra riformista tentando una ricostruzione socialista prima con lo SDI e poi con il PS di Boselli. E’stato deputato nella Prima e nella Seconda Repubblica e vice ministro degli esteri nell’ultimo Governo Prodi.
Dopo questo lungo percorso di vita pubblica ha deciso di lasciare una testimonianza e da buon giornalista ha voluto raccogliere i “documenti” per inserire le sue “riflessioni”.
Così ha scritto un libro sulla storia dell’“Avanti!” (si scrive sempre con il punto esclamativo) dove ci ha messo anche la sua storia personale, le sue esperienze, i suoi ricordi, le sue verità e lo ha scritto in prima persona. Il libro si chiama: “Avanti!, un giornale, un’epoca – 1896-1993. Le sue pagine, i suoi giornalisti e direttori raccontano un secolo. Da Bissolati a Mussolini, Gramsci, Nenni, Pertini, Craxi” ed è edito da un piccolo editore romano “Ponte Sisto”. Ne è venuta fuori un’opera monumentale di 758 pagine che attraverso le cronache ed i commenti dell’“Avanti!” raccontano tutto il Novecento proprio alla maniera “temporale” di Hobsbawn perché il Novecento dei Grandi Fatti comincia proprio alla fine dell’Ottocento e finisce non nel 1999 ma almeno 10 anni prima, ma forse continua perché se è finita la Guerra Fredda questa seconda globalizzazione aggrava il divario tra ricchi e poveri e fa aumentare e non diminuire la disoccupazione in tutto il mondo dall’unico sistema economico capitalistico.
Raccontando la nascita, l’espansione e la morte dell’“Avanti!” Ugo Intini racconta veramente un’epoca, racconta tutta la storia del Partito Socialista Italiano e dei socialisti “stretti” nello spazio angusto tra i comunisti ed i democristiani. Ma chi erano questi socialisti? Cosa volevano? Volevano stare con Mosca o con Washington? ma cos’era questo loro “riformismo” ? chi era Nenni, questo romagnolo che prima era “massimalista” eppoi divenne quasi socialdemocratico senza mai lasciare la sua “casa”? Cosa significava questa rissosa costellazioni di correnti all’interno del PSI? Perché una, due, tre “scissioni” a destra ed a sinistra e poi una “unificazione”? ma da dove arrivavano i soldi per il finanziamento dei socialisti?
Intini fa parlare soprattutto l’“Avanti!” questo giornale nato nel giorno di Natale del 1896 , come un “Gesù laico” per istruire ed informare la classe operaia, per formare una classe dirigente, per realizzare una democrazia politica autentica. I successi dell’“Avanti!” sono il successo del riformismo così come le sue sconfitte.
Bisogna leggere e studiare questo” librone” che è stato presentato venerdì 17 maggio 2013 nel corso di una piccola riunione svoltasi all’Hotel Carlo Magno di Forio per iniziativa dell’editore e moderata dal giornalista Raffaele Indolfi che fu corrispondente dell’Avanti! Da Napoli negli anni ‘ 70 e ‘ 80 prima di diventare redattore de “Il Mattino”. Vi hanno preso parte oltre a Ugo Intini, l’ex senatore socialista Luigi Covatta, che oggi tiene in vita come direttore “Mondo Operaio” il mensile di riflessione dei socialisti per mezzo secolo, e l’ex deputato comunista Berardo Impegno mentre Vito Iacono ha tenuto l’introduzione. C’erano poche persone. Qualche giovane candidato nella lista civica “Il Volo” al Comune di Forio ed alcuni vecchi socialisti come chi scrive questa nota, l’ex eurodeputato Franco Iacono, l’ex consigliere regionale Antonio Simeone e qualche altro. Ma non è stata una riunione di “amarcord” o di “combattenti e reduci” come ce ne sono state molte in questi ultimi vent’anni perché il PSI è morto nel 1992, proprio nell’anno del suo centenario, distrutto da quella che si chiamò “tangentopoli”. L’incontro meritava un uditorio molto più vasto.
Intini dedica un intero capitolo al biennio 1992-1993 che intitola “il crollo” e non nasconde nulla.
Covatta ha sottolineato che “al tempo della prima Repubblica c’erano i giornali di partito che contribuivano ad elaborare la linea politica, come l’“Avanti!”, mentre oggi ci sono i giornali-partiti che pretendono di essere loro stessi partito”.
Berardo Impegno, 68 anni, professore di filosofia,ha sviluppato un intervento profondo portando la sua esperienza personale. E’nato socialista. Giovanissimo si iscrisse al PSI che lasciò nel 1964 con la scissione di sinistra del PSIUP poi nel 1972 dopo lo scioglimento del PSIUP la sua “confluenza” nel PCI fino a diventare deputato e segretario della Federazione di Napoli.
“Questo libro si legge come un romanzo storico – ha detto Impegno - ed apre interrogativi forti come: qual è il senso della Politica? Quali insegnamenti si possono trarre dal passato di rotture, scissioni, unificazioni, della sinistra del PSI e del PCI per proporre oggi una “nuova sinistra”?
Impegno si è definito un “socialista eretico” che è “confluito” nel PCI ma che ritiene oggi necessario costituire un “socialismo liberale” di cui i socialisti sono stati gli anticipatori.
Ed infine Impegno ha espresso “stima ed ammirazione” per Ugo Intini per il suo “coerente impegno politico” e per la sua incessante apertura al “dialogo nella sinistra”.
A questa riunione dopo molti anni, anni di liberismo sfrenato con la distruzione dello “stato sociale”, della “spettacolarizzazione della ricchezza” e della crescente povertà, della distruzione della Politica con la P in maiuscolo, ci siamo chiamati “compagni” come si chiamavano i socialisti, i comunisti e gli aderenti al piccolo Partito d’Azione.
E’una parola di “conforto e di gioia” ricorda Ugo Intini che fu inventata da Edmondo De Amicis, quello del libro “Cuore”, socialista, in un fondo sull’“Avanti!” del 1 maggio 1897.
“All’“Avanti!” e tra i socialisti per un secolo si respirerà sempre questo spirito, si avvertirà sempre l’appartenenza ad una comunità di “compagni” scrive Intini.
L’osservazione di Intini è stata così toccante che ho ritenuto di intervenire ricordando quella poesia di Paul Elaurd dedicata ad un martire della Resistenza francese, Gabriel Péri, dove il poeta dice che “ci sono parole che fanno vivere e sono parole semplici. Amore, Giustizia, Libertà. Certi nomi di fiori e certi nomi di frutti. La parola coraggio, la parola scoprire, la parola fratello e la parola compagno. Péri è morto per quel che ci fa vivere. E diamogli del tu gli hanno spezzato il petto. Ma grazie a lui ci conosciamo meglio. E diamoci del tu la sua speranza è viva”.
Ecco: a me pare che la lunga storia dell’“Avanti”, del Partito Socialista e dei suoi uomini e donne, grandi e piccoli, della sua tragedia finale, come ogni “storia vivente” è fatta di Luci ed Ombre ma le Luci sono ampiamente superiori alle Ombre tanto che richiedono di essere riaccese per il Mondo che ne ha bisogno, per le nuove generazioni che debbono riconquistare la Speranza per una società civile più giusta e più umana che si può realizzare solo con un “socialismo dal volto umano”.
Intini chiude il suo libro con la rilevazione dolorosa che l’“Avanti!” chiude nel 1993 senza un saluto di commiato” come un vecchio che muore di inedia dopo aver molto vissuto. Dopo una storia che, credo, valeva la pena di raccontare”.
Giuseppe Mazzella
Casamicciola, 22 maggio 2013-05-22