Ischia News ed Eventi - Resoconto incontro pubblico a Barano del 3 febbraio

Resoconto incontro pubblico a Barano del 3 febbraio

Politica
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Venerdì scorso 3 febbraio, nella sala consiliare del comune di Barano, ha avuto luogo il secondo incontro pubblico organizzato dal dipartimento agricoltura della sezione ischitana del partito della Rifondazione Comunista.

Il tempo pessimo non ha scoraggiato una trentina di volenterosi che, attirati dalla tematica e forse anche dalla curiosità nei confronti del rinato gruppo comunista, hanno presenziato all'iniziativa.

Sono intervenuti i rappresentanti di tutte le forze politiche baranesi, dal primo cittadino, dott. Paolino Buono al leader dell'opposizione avv. Maria Grazia Di Scala, a una delegazione del giovane Movimento 5Stelle capitanata da Davide Iacono.

Dopo la relazione iniziale di Filippo Florio, aperta dallo slogan "se non ora quando", è stato illustrato il progetto che il partito ha preparato per Barano, partendo dalla premessa che l'intera economia italiana è in forte recessione e che quindi anche ad Ischia ci saranno ripercussioni forti sull'assetto economico complessivo. Negli ultimi decenni l'impianto produttivo isolano si è incentrato esclusivamente sul settore turistico, ma oggi ci troviamo in una situazione in cui esso non può garantire più il benessere diffuso a cui siamo stati abituati. Pertanto, oggi più di ieri, siamo convinti del fatto che la riscoperta del settore primario, delle nostre origini agricole, sia una necessità e non un vezzo folkloristico.

Ecco perché l'istituzione, all'interno della sezione isolana del partito, di un dipartimento agricoltura e l'elaborazione di un progetto per Barano basato sulle opportunità attuali: finanziamenti PSR (Piani di Sviluppo Rurale) fino al 2013 per iniziative imprenditoriali a favore dei giovani, i quali oltre ad avere un contributo del 50% a fondo perduto, possono accedere anche ad un'ulteriore somma per diventare veri e propri imprenditori agricoli giovani (limite di età: 35 anni).

Rivalutazione seria dei percorsi naturalistici, avvio di un tentativo rigoroso per il recupero e la riconversione dell'edilizia a favore dell'agriturismo, realizzazione di un punto di raccolta dei prodotti agricoli per la commercializzazione: questi gli spunti per dare nuova linfa al settore primario e all'occupazione, con il desiderio di trasformare Barano in nuovo modello economico e sociale.

Sono poi intervenuti, nell'ordine: il sindaco Buono che, dopo aver espresso una preliminare simpatia nei confronti del programma, ha lanciato un monito, spiegando quali sono le difficoltà concrete con cui qualsiasi tentativo di innovazione, anche la più virtuosa, si va a scontrare, a causa della burocrazia e delle difficoltà di bilancio regionale – per non parlare, poi, dei vizi culturali degli isolani, dalle furberie su prodotti non locali spacciati per tali, alla pretesa di fittare solo per lunghi periodi, alla mancata erogazione di scontrini e fatture.

A seguire, l'intervento dell'avv. Maria Grazia di Scala, la quale ha sostenuto che il compito della politica è proprio quello di agevolare e premiare chi ha il coraggio di avviare un progetto del genere, di non lasciarlo solo di fronte alla giungla delle normative e delle disposizioni.

Da parte del Movimento 5Stelle, poi, viene espresso appoggio alle proposte illustrate, con la richiesta di tenere sempre presente, nella eventuale realizzazione, la questione energetica e del risparmio.

Unica voce discordante, quella di Nicolaniello Buono, che ritiene il progetto utopistico e non realizzabile: l'isola paga una forte arretratezza culturale, non è pronta ad una professionalizzazione dell'agricoltura, che per la maggior parte della popolazione è rimasta un vezzo familiare, limitato a poche qualità di frutta e verdura. Ischia sembra essere in qualche modo condannata al terziario, almeno per il futuro più prossimo, se non ci sarà un mutamento di mentalità. Quella mentalità per cui un signore, contadino baranese (peraltro presente in sala), si vede costretto a spostarsi ad Ischia per vendere in strada i propri prodotti, in quanto viene cacciato dalle attività commerciali del proprio paese.