Scrivo ai miei compaesani, gli abitanti di Casamicciola Terme.
Sono una giovane giurista e sono un’ischitana. Amo molto la mia terra, con tutte le sue contraddizioni, e sono consapevole delle difficoltà che molti dei suoi abitanti stanno affrontando dopo il sisma del 2017.
Io c’ero quel giorno e ho visto e ascoltato la disperazione di tutti quelli che inermi hanno subito la sventura.
Ho visto l’enorme fatica di ripristinare la normalità che è ancora claudicante e lontana dal tornare.
Ho preso parte e appoggiato le rimostranze di quanti hanno detto (e dicono) “si può fare di più”.
Si può fare di più, sempre!
Devo però riconoscere che il tempo “del fare di più” è diverso per tutti, soprattutto agli occhi del cittadino e a quelli dell’amministrazione comunale.
Solo due giorni fa ho letto la notizia riportata da più di una testata: il Comune di Casamicciola Terme acquisisce immobile abusivo e lo destina alla scuola dell’infanzia.
Ora vi scrivo da giurista e per tale non posso non esprimere il rammarico nel non aver sentito dai più tra i miei compaesani che la proposta avanzata è un buon risultato!
Lo è perché è dimostrativo di un Comune che fa un passo verso la legalità, che tenta la realizzazione di quella “buona amministrazione” che dovrebbe essere il filo conduttore dell’attività locale e il fine ultimo da raggiungere.
Lo è perché un altro abbattimento poteva restare polvere e nugoli di macerie, un racconto popolare da ripetere tra le strade, tra sconosciuti.
E invece si è pensato ad un’alternativa, evitare la ruspa e fare un passo proprio verso la normalità.
Da essere umano, da isolana, immagino il dolore della famiglia coinvolta e li abbraccio.
Nessun compiacimento per il “buon risultato” potrà mai restituire i sacrifici e la dedizione al nido familiare che adesso non sarà più loro.
Ma la bellezza della nostra isola è effimera, nasconde trame complesse e buie e non fa salvo nessuno.
L’abusivismo c’è! Esiste e purtroppo molto spesso è un tratto distintivo della nostra realtà. È una nota stonata in un tripudio armonico di bellezza.
Si può fare di più, sempre! E questo di più dovrebbe comprendere risolvere anche questo annoso problema che pende sulla testa degli abitanti come la spada di Damocle, mietendo “vittime” di tanto in tanto (spesso proprio quelli che per la comunità sono meno meritevoli della “punizione”).
È difficile il dialogo con l’amministrazione, aldilà della burocrazia e delle lungaggini imposte da procedure macchinose, per una ragione tanto semplice quanto misera: l’interesse di un singolo è sempre in contrasto con quello superiore-il bene della collettività-che deve (dovrebbe) perseguire un’amministrazione.
L’abbattimento di una casa è un’ingiustizia per il singolo che dovrebbe invece avere un senso “superiore”: ripristinare la legalità.
Ma è troppo complesso da comprendere, ne sfugge sempre il senso pieno, lascia l’amaro in bocca anche a chi come me ama visceralmente proprio quelle leggi che sanno essere crudeli.
Il “bello” però di quanto accaduto sta proprio nel tentativo di superare il mero inno alla legalità (che non sazia nessuno) e con una proposta virtuosa evitare che i sacrifici diventino soltanto polvere e trasformare il dolore in futuro: una scuola!
Le scuole sono il potere che ci resta, la cultura è proprio la culla della legalità e del vivere bene!
Magari il posto non sarà bello, non sarà una scuola all’avanguardia come tante altre, mancheranno molte cose...ma è una scuola.
È il futuro dei nostri figli che si appropria di un luogo che una legge avrebbe reso terra battuta.
Questa è una buona amministrazione, è un’amministrazione che virtuosamente ha fatto un passo (piccolo ma pur sempre un passo) verso i cittadini.
Mi auguro fortemente che lo sforzo non si sia esaurito e adesso si dia prova di efficienza aiutando questa famiglia che sicuramente è sfiduciata e molto triste.
Mi auguro che tutto ciò non sia “un lampo di genio” ma il fuoco di un cambiamento.
ARTICOLO DI CAROLINA MATTERA