Al Direttore del “Roma” Antonio Sasso, Napoli.
Caro Direttore,
desidero partecipare al lutto del giornalismo napoletano per la morte di Franco Scandone ed aggiungere – se possibile – il mio ricordo di un Maestro. Ci sono Maestri nella vita che ti danno poche lezioni, che hai potuto frequentare per pochi momenti ed in poche occasioni. Ma nell'età dell'apprendimento fondamentale di un mestiere – 20 anni - queste lezioni te le porti dentro e ti accompagneranno per tutta la tua vita professionale se finirai per farlo quel mestiere perché tale è il nostro.
Divenni corrispondente del "Roma" da Casamicciola, un piccolo centro con compensi a rigaggio e copia gratis del giornale, nel 1970 a 20 anni su presentazione del proto del giornale, Giuseppe Quattrucci, a Franco Scandone, capo della Redazione "Province". Ed il Capo mi trattò subito come uno della famiglia. Non si preoccupò delle mie idee politiche (ero socialista e non collaboravo al "Roma" con entusiasmo ma quasi con vergogna perché era chiaramente, come è noto, schierato a destra). Il Capo mi disse che dovevo rispettare i fatti ed i fatti non hanno colore politico.
Inviavo poco materiale ed un giorno del 1974 mandai "fuori sacco" nella busta verde un ampio servizio sulla chiusura del maestoso complesso termale dell'Ente Pio Monte della Misericordia e proposi anche delle soluzioni di natura politica ed economica per avviarne la riapertura. 37 anni dopo quel complesso non solo è ancora chiuso ma è diventato un ammasso indegno ed incivile di macerie.
Dopo la pubblicazione il Capo mi mandò a chiamare e mi invogliò a scrivere di più perché – a suo giudizio – sapevo farlo e mi disse che se avessi continuato appena ci sarebbe stata la possibilità mi avrebbe chiamato in redazione per cominciare il praticantato. Ma io avevo anche la passione per la politica che non mi ha mai abbandonato e così mi sono dilaniato tra due forti passioni, la politica ed il giornalismo, ma credo che la seconda abbia prevalso sulla prima.
Così non incrementai la collaborazione con il "Roma" e decisi altre strade che mi hanno dato amarezze e soddisfazioni e lasciato tuttavia il rimpianto di non aver seguito il suo consiglio.
Il "Roma" è stato in quegli anni una fucina di grandi cronisti che hanno potuto manifestare il loro talento anche in altri giornali e nel decennio terribile – 1980 -1990 – per la stampa napoletana in cui c'era un sol quotidiano che monopolizzava l'informazione fra l'altra spudoratamente filogovernativa si è sentita moltissimo la mancanza di una voce libera – libera oltre lo schieramento partitico perché tale era concepita da chi il giornale lo faceva – come era il "Roma" che dava ai giovani le opportunità di avviarsi a questo mestiere.
Esprimo quindi ad un Maestro la mia perenne Riconoscenza