“Se appoggiamo un governo non lo facciamo per l’interesse del governo, ma per prevenirne altri e più pericolosi” - Jean Jaurès (1859-1914) - Fondatore della SFIO - Direttore del quotidiano socialista “L’Humanité”
Viviamo tempi difficili. In Italia non solo viviamo la più drammatica crisi economica e finanziaria dall’istituzione della Repubblica ma viviamo anche la più seria crisi istituzionale del parlamentarismo repubblicano con due Camere con gli stessi poteri che non ci possiamo più permettere sia per efficienza democratica sia per il costo economico. Non è vero quello che dice il neopresidente del consiglio dei ministri, dottor Matteo Renzi, che sarà abolito il Senato. Il Senato rimarrà con tutta quanta la sua costosa impalcatura burocratica ed amministrativa soltanto che probabilmente non avrà più il potere di dare la fiducia al Governo. Come dire che la “Casta” mantiene i privilegi e lo Stato paga. Soltanto i poteri saranno ridotti. Non poteva non essere di questo tipo un accordo tra il PD e Forza Italia cioè tra il “novello Cesare” del maggior partito di centrosinistra ed il “vecchio Cesare” del maggior partito di centrodestra (scritti senza trattino e con un’ampia riserva di inventario!). Aveva ragione Amintore Fanfani, oltre trent’anni fa, quando si cominciò a discutere dell’abolizione del Senato: “Nessuna Camera voterà mai l’abolizione di se stessa” dichiarò Fanfani che era presidente del Senato. Così appaiono nella nebbia più assoluta ed intensa le riforme per la nuova legge elettorale, la quale probabilmente non prevederà la reintroduzione e delle preferenze, e per la Città Metropolitana che dovrà sostituire la Provincia. Anche in quest’ultimo caso probabilmente non si toccherà il personale politico ma si arriverà ad ridefinizioni di competenze tra Regione e Comune.
Come prima riforma istituzionale Renzi ha fatto la cosa più semplice e cioè ha ridotto il numero dei Ministeri che sono 16 rispetto ai 21 di Letta ma non credo che questa sia stata una buona riforma.
La scure del giovane Renzi ha cancellato il Ministero della Coesione Territoriale che era stato istituito dal Governo tecnico del prof. Mario Monti ed affidato ad un convinto meridionalista come Fabrizio Barca. Anche Letta aveva confermato il Ministero affidandolo al prof. Carlo Trigilia.
Era un’ottima istituzione perché il Ministero aveva il compito di coordinare le politiche del Governo per il Mezzogiorno e soprattutto di gestire- di diritto e di fatto – tutti i fondi europei strutturali ed infrastrutturali per il Mezzogiorno.
Affidare un Ministero del genere al prof. Carlo Trigilia, ordinario di sociologia economica alla scuola di scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze ed autore soprattutto del testo “Sviluppo Locale: un progetto per l’Italia”(2005),è stata una scelta eccellente dell’on. Enrico Letta. Il prof. Trigilia ha continuato il lavoro di Barca ed ha realizzato un vero e proprio censimento delle iniziative da sostenere nel Mezzogiorno con i fondi europei per lo sviluppo e l’occupazione. Smantellare questo ministero è stato come voler cancellare la “Questione Meridionale”, che sta sul tappeto dal tempo dell’unità nazionale del 1861, dall’agenda del nuovo Governo proprio in un momento in cui c’è una eccezionale fioritura di pubblicazioni, studi, ricerche, analisi, articoli, sul Mezzogiorno da parte di autorevoli studiosi i quali avvertono la necessità evidente che dalla crisi economica si esce soprattutto con nuovi investimenti nel Mezzogiorno dove è più forte la crisi ed è più grave la disoccupazione giovanile.
Il prof. Carlo Trigilia non ha fatto alcuna polemica per l’abolizione del Ministero. E’ ritornato all’Università ma ha lasciato una relazione di 31 pagine sull’attività svolta e sulle azioni in corso. Ha relazionato sui fondi strutturali europei del ciclo 2007-2013 e sui fondi strutturali della programmazione del nuovo ciclo 2014-2020, sulle azioni e sui progetti in corso. Ha posto la sua relazione sul sito del Ministero fino a quando non sarà cancellato. Questa relazione non ha avuto il dibattito e le polemiche cui aveva diritto e soprattutto non ha avuto la condivisione dei nuovi partiti che se fossero stati presenti sul territorio con proprie classi dirigenti ne avrebbero fatto un cavallo di battaglie perché è indispensabile trasferire nei nostri Comuni il metodo della Programmazione e la ricerca di finanziamenti esterni al rigido ed insufficiente bilancio comunale per realizzare opere pubbliche, nuove strutture e quindi nuovo lavoro per i giovani ed i meno giovani.
Per esempio il “programma dei 6.000 Campanili” o quelli per gli “interventi volti a valorizzare la dotazione di beni storici, culturali e ambientali e a promuovere l’attrattività turistica anche in vista dell’Expo 2015”, gli “interventi di riqualificazione, messa in sicurezza ed efficienza energetica degli edifici scolastici”.
La relazione Trigilia dedica ampio spazio alla programmazione del nuovo ciclo 2014-2020. Le risorse finanziarie concordate con Bruxelles ammontano a 32.268 milioni di euro mentre il cofinanziamento nazionale sarà di 24 miliardi di euro. C’è anche un Fondo Sviluppo e Coesione per un importo complessivo di circa 55 miliardi di euro.
“Per porre rimedio alle debolezze progettuali, organizzative e amministrative, è stata istituita l’Agenzia per la Coesione Territoriale” scrive Trigilia e sottolinea che “l’Agenzia è lo strumento di un progetto nazionale basato sulla cooperazione tra istituzioni centrali e regionali”.
Questa Agenzia per la Coesione dovrebbe essere operativa entro questo mese di marzo.
Insomma c’è tanta speranza di rilancio economico e sociale in questa relazione che dovrebbe essere motivo di campagna elettorale se è vero che il sindaco d’Ischia, Giosy Ferrandino, si candiderà al Parlamento Europeo nella lista del PD. Non dovrebbe discutere concretamente di queste cose? Non dovrebbe proporre ed attuare nei sei Comuni appositi Uffici per la Programmazione Economica dei Fondi Europei semmai con un coordinamento isolano?
Il sistema locale di sviluppo – imperniato sui sei Comuni inefficienti nella tragicità dello spezzettamento - deve vedere in questa relazione un’ancora di salvezza.
Per Casamicciola, l’area industriale in crisi dell’isola d’Ischia, il Comitato Colibrì presieduto dall’arch. Caterina Iacono ha proposto da DUE ANNI 16 interventi strutturali ed infrastrutturali per recuperare almeno 100mila metricubi di immobili dismessi fra i quali l’imponente complesso del Pio Monte della Misericordia ma anche il Bacino Termale di La Rita con una richiesta al Ministero della Coesione di almeno 100milioni di euro. E’ un dibattito unilaterale che avviene in una desertificazione civile senza l’interlocuzione con una decente classe dirigente poiché i politici locali non sanno o non vogliono affrontare i problemi della crescita economica che è indispensabile per migliorare la qualità della vita.
Nonostante tutto bisogna andare avanti con il pessimismo della Ragione ma anche con l’ottimismo della Volontà.