La revoca della delibera “con i poteri del Consiglio Comunale per le tariffe 2013 della TARES per i cittadini di Casamicciola adottata dalla Commissaria “Straordinaria” dott. Gamerra in uno con la sub commissaria dott. Ingegno è una grande vittoria civile da parte di una “cittadinanza attiva” che finalmente acquista consapevolezza dei suoi diritti, dei suoi doveri, delle sue responsabilità, verso le Istituzioni della Repubblica di cui il Comune è la cellula fondamentale.
Per troppi anni – almeno venti e cioè dal 1993 con la legge sull’elezione diretta del sindaco e la chiusura dei vecchi partiti – i cittadini hanno rinunciato alla partecipazione attiva attraverso gli strumenti dei partiti. E’ nato un “civismo” o un proliferare di liste civiche senza identità e senza ideologie con nomi altisonanti come “Rinascita”, “Patto”, “Unione”, “Rispetto” che non hanno costruito né classi dirigenti né elevato la qualità della politica.
La vittoria di Casamicciola è dei “nuovi Ciompi”, di un “popolo minuto” che acquista consapevolezza dei propri diritti ed una sconfitta dei nuovi partiti – si fa per dire – della Seconda Repubblica che si chiamano PD o Forza Italia che non hanno alcuna capacità di esprimere classi dirigenti ed hanno – per loro ammissione nella confusione di un “caularone” - una perfetta omologazione: in fondo l’uno vale l’altro. De Siano e Ferrandino sono la stessa cosa.
I Nuovi Ciompi che il movimento No Tares ha fatto nascere a Casamicciola adesso debbono assumere la Responsabilità di andare fino in fondo nelle vicende della TARES e cioè nelle vicende della Finanza del Comune più dissestato dell’isola d’Ischia chiedendo un “Comitato degli Utenti” per vedere tutte le carte di una società a responsabilità limitata di diritto privato che svolge però un “servizio pubblico” e debbono attuare di fatto una riforma delle cosiddette partecipate. Ma debbono pensare anche allo sviluppo, a come uscire dalla crisi, a come costruire il futuro per i loro figli.
I Nuovi Ciompi debbono adesso chiedere gli strumenti di partecipazione democratica previsti dallo Statuto Comunale per fare del Municipio una “casa di vetro”.
Che questa rivoluzione sia attuata da una Amministrazione Straordinaria come una Commissaria Prefettizia ed una Sub Commissaria, due donne, è un buon segno. Due donne hanno capito le condizioni sociali di una cittadinanza e lo stato disastroso di una macchina burocratica in poco tempo e stanno cercando di porre rimedi ad un disastro civile di almeno vent’anni.
Bisogna riconquistare la speranza per un momento difficile.
Margaret Thatcher. The Iron Lady, diceva che se vuoi un bel discorso chiama un uomo. Ma se vuoi risolvere un problema chiama una donna.
La protesta dei cittadini di Casamicciola contro la Tares, l’imposta sulla raccolta dei rifiuti, la società pubblica o partecipata che gestisce il servizio e che si chiama AMCA e lo stesso Municipio, rappresenta un vero e proprio Tumulto. Sembra essere ritornati indietro nel tempo di oltre sei secoli. Pare questo un Tumulto come quello dei Ciompi nella Firenze del 1378. Ma avviene in pieno secolo XXI al tempo della seconda globalizzazione, della “sussidiarietà” dell’Unione Europea, della “Repubblica Italiana delle Autonomie Locali” con tutto quello che ne consegue e cioè un’enormità di Leggi per la Giustizia.
Il Tumulto dei Ciompi fu una rivolta popolare avvenuta a Firenze tra il giugno e l’agosto del 1378. Fu il primo esempio di sollevazione per scopi economici e politici della storia europea.
I “Ciompi” erano i lavoratori della lana che rappresentavano il gradino più basso della scala sociale. Erano migliaia e nel sistema delle Corporazioni delle Arti e dei Mestieri non godevano di alcuna rappresentanza ed erano per questo esclusi da una qualsiasi gestione politica della Signoria. Facevano parte del “popolo magro” insieme ai braccianti e vivevano come servi della gleba.
La rivolta nacque per migliorare le condizioni di vita ed avere la dignità di associazione come un sindacato si direbbe oggi. Secondo alcuni economisti il Tumulto dei Ciompi segna la nascita del “paleo-capitalismo”, la prima agitazione popolare contro l’imposizione tributaria e la condizione lavorativa.
I grandi cambiamenti o le rivoluzioni nella storia dell’Umanità hanno sempre inizio per l’organizzazione del lavoro o lo sfruttamento estremo del lavoratore e l’imposizione fiscale ritenuta ingiusta.
Anche la nascita degli Stati Uniti d’America, la prima rivoluzione democratica della storia moderna, inizia nel 1765 con lo “Stamp Act”, la legge imposta dal Governo britannico alle Colonie americane sulla tassa di bollo sui giornali e la protesta dei coloni che non erano rappresentati nel Parlamento inglese e quindi sostenevano che “No taxation without representation” e cioè non ci può essere tassazione senza rappresentanza.
La rivolta dei tartassati di Casamicciola – che hanno le più alte tariffe della Tares di tutta l’isola d’Ischia come ha documentato IL GOLFO di mercoledì 12 febbraio 2014 – ha molte analogie con il Tumulto dei Ciompi del 1378. Le condizioni economiche e civili sono sostanzialmente le stesse di circa SETTE SECOLI fa. La protesta dei tartassati di Casamicciola è portata avanti dal “popolo minuto”– quello dei pensionati, i piccoli commercianti,i lavoratori precari, le famiglie dal reddito unico e basso, i disoccupati – cioè i “nuovi Ciompi” che vivono il dramma della crisi economica e della crisi finanziaria italiana ancora più accentuata in un piccolo paese dall’economia industriale – le terme – in declino tanto che ormai non è più corretto perché non più caratterizzante apporre il termine “Terme” al toponimo Casamicciola deciso dal Consiglio Comunale nel 1956 quasi per proteggere il sistema termale che diventava l’economia dell’intera isola d’Ischia facendo perdere la primogenitura a Casamicciola. Nel 1956 Casamicciola aveva almeno 17 stabilimenti termali tradizionali ed esclusivi. Oggi ne ha solo UNO ed è stato abbandonato per l’“archeologia industriale” il Bacino Termale di La Rita mentre è un ammasso indescrivibile di macerie quello che era il simbolo della “rinascita civile ed economica “dopo il terremoto del 28 luglio 1883 e cioè il maestoso complesso monumentale del Pio Monte della Misericordia sulle “storiche sorgenti del Gurgitello”.
Ci sono analogie anche con la rivolta dello “Stamp Act” del 1765 e quella più famosa del “Tea Act” contro il privilegio alla Compagnia inglese delle Indie Orientali sull’esclusiva della vendita di tè in America. Nel caso dei tartassati di Casamicciola c’è anche qui una “Compagnia” che ha ricevuto l’“esclusiva” della tassa da parte di un “Comune” che avrebbe dovuto e potuto direttamente gestire il servizio della raccolta dei raccolti dei rifiuti con un costo di esercizio minore e quindi con una minore tassazione.
Ci sono analogie anche sul principio “Niente tassazione se non c’è rappresentanza” perché questi aumenti sono avvenuti senza la partecipazione dei cittadini, almeno “consultiva”, come prevede lo Statuto comunale totalmente inatteso sia dalla precedente amministrazione “democratica” di Ferrandino Arnaldo sia dalla Commissaria Prefettizia Gamerra Rosanna.
Ma le differenti tariffe della Tares nei sei Comuni dell’isola fanno emergere ingiustizie insopportabili fra i cittadini della Repubblica Italiana che hanno la loro Legge Fondamentale nella Costituzione del 1948.
L’art. 2 della Costituzione afferma che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”; l’art.5 afferma che “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali.. adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”; l’art.53 afferma che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Lo Statuto del Comune di Casamicciola Terme è stato approvato il 15 luglio 2004 con delibera consiliare n. 21 ed è formato da 85 articoli. L’art.3 afferma che “Il Comune promuove lo sviluppo ed il progresso civile, sociale, culturale ed economico operando per il superamento degli squilibri” e “finalizza la propria azione ad ogni situazione emergente di solidarietà”; l’art. 9 stabilisce che il Comune “favorisce l’effettiva partecipazione dei cittadini all’attività politico-amministrativa” mentre l’art. 10 prevede il più libero accesso agli atti e l’art. 15 prevede la costituzione di Consulte di cittadini per concorrere alle politiche del Comune.
Nessuna forma di partecipazione popolare è stata attuata nonostante l’approvazione dello Statuto dal 2004 e nessuna trasparenza sugli atti perché non è stata applicata la legge 241/90 che fa obbligo al Sindaco o al Capo dell’Amministrazione di rispondere entro 30 giorni all’istanza del cittadino. Nessuna azione è stata intrapresa per riavviare lo sviluppo economico, riaccendere la partecipazione sociale e culturale, progettare una trasformazione urbana capace di superare gli squilibri economici e sociali nella comunità cittadina.
Così i cittadini di Casamicciola vivono il paradosso e l’ingiustizia di essere i più tartassati dell’isola d’Ischia senza avere l’efficienza dei servizi e delle strutture pubbliche (parchi, teatri, parcheggi, scuole, asili nido, etc.) che hanno invece altri Comuni dell’isola mentre il sistema economico tutto impostato sul turismo con l’indotto commerciale si è terribilmente impoverito (almeno 10 attività commerciali sono state chiuse e decine di aziende alberghiere e commerciali vivono uno stato di “sofferenza bancaria”) perché il Comune non ha avuto una classe dirigente capace di gestire la crisi e di mettere in moto la coesione economica e sociale dell’isola d’Ischia in uno spirito veramente “solidale”. Così Casamicciola intera è avviata verso la povertà della stragrande maggioranza dei suoi cittadini perché la crisi è soprattutto “finanziaria” cioè di liquidità rispetto ai “patrimoni”.
La rivolta dei “nuovi Ciompi” può essere il segnale di una grande ed inevitabile riscossa civile.