L'impianto di compostaggio è la CHIAVE DI VOLTA dell'intero sistema di gestione dei rifiuti urbani basato sul riciclo della materia. Esso permette di trasformare l'umido, la parte organica dei nostri rifiuti, in terriccio, con grande beneficio per l'ambiente e per la salute pubblica. La nostra frazione umida è tuttora causa di insopportabile disagio per gli abitanti che, nei pressi delle discariche, sono costretti a respirarne gli odori nauseabondi mentre il suo percolato contamina senza tregua le nostre falde acquifere. Gli IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO possono essere considerati una vera e propria salvezza che ci allontana da questa pratica incivile e da terzo mondo.
In tal senso, la visita all'impianto di compostaggio di Salerno è stata illuminante. Apre alla speranza sapere che in Campania esiste, TANGIBILE, un impianto industriale modello che risolve questa esigenza con tecniche esistenti, pratiche e poco costose per la comunità. Bisogna affrontare la realtà, i nostri scarti alimentari ammontano a circa il 30% della nostra produzione di rifiuti e non si può far finta che non esistono!
Salerno, 140.000 abitanti, ha risolto efficacemente il problema trattando le 23.000 tn di scarti organici annui derivanti dalla popolazione raggiunta dal porta a porta (circa il 70% del totale) utilizzando in parallelo due tecniche di compostaggio quella aerobica e quella anaerobica che chiameremo DIGESTORE.
A questi vanno aggiunti circa 7.000 tn di stralci da potatura da verde pubblico, proveniente anche da altri comuni, a raggiungimento della capacità totale dell'impianto che è di circa 30.000 tn. Il nostro viaggio parte dal conferimento, tassativamente pesato all'entrata, per una capacità di trattamento giornaliero di circa 72 tn di FORSU, frazione organica da raccolta differenziata porta a porta, e 22 tn di stralci. Lo scarico del materiale avviene in AMBIENTE CONTROLLATO e depressurizzato per contenere al massimo la dispersione del cattivo odore. L'aria, infatti, all'apertura delle porte viene risucchiata all'interno del capannone. Il ciclo dell'aria è, chiaramente, a circuito chiuso e bio-filtrato ed è basato sull'utilizzo di cortecce provenienti dalla Germania.
Tutto il materiale in entrata viene pre-trattato per eliminare le impurità che nella maggior parte dei casi è costituita dalle buste di plastica nel qual l'umido è contenuto. Purtroppo, così come accade in tutta Italia, la fornitura delle buste compostabili è discontinua o inesistente. Nel suo complesso l'impurità in entrata è stimata intorno al 10% del totale. Una spremitura delinea la separazione delle 2 linee di lavorazione: la "purea", ulteriormente inumidita dal percolato, si avvia alla biodigestione mentre la restante parte solida prosegue per la linea aerobica che assorbe circa il 60% del totale. Questa parte, mischiata con gli stralci che nel processo servono da strutturanti, MATURA nel tempo di 90 giorni, secondo un processo biologico di decomposizione naturale, passando prima in un capannone per la fase di 1° maturazione e poi in un altro per la 2° fase di maturazione. Tra di loro, 2 ulteriori VAGLI elimnano ulteriori impurità fino alla setacciatura finale.
La biodigestione anaerobica avviene in 3 ambienti di forma cilindrica a tenuta stagna ed il metano, derivante dal processo forzato di decomposizione della purea, raccolto in un apposito serbatoio, viene poi condotto ai 2 motori che bruciandolo provvedono alla produzione di energia elettrica. L'impianto è tarato per una produzione annua di 3 milioni e mezzo di KW e si prevede un utile di circa 700.000 € annui a fronte di un consumo interno di circa 150.000 €. Inoltre, sulla sommità dei capannoni un impianto fotovoltaico ottimizza ulteriormente la produzione. Sebbene l'impianto sia funzionante da circa 2 anni la "pratica" con l'ENEL non è ancora giunta a compimento e, quindi, questi ricavi sono, ad oggi, solo di tipo teorico. Un aspetto che, personalmente, trovo assai fumoso, così come in fumo è andato il gas finora prodotto senza generare benefici sul fronte energetico.
Attualmente, per la campagna di raccolta firme per la Legge d'Iniziativa Popolare Rifiuti Zero proponiamo che questi impianti piuttosto che bruciarlo, forniscano il proprio gas, opportunamente depurato, alla rete di distribuzione del metano e/o sia utilizzato come carburante per autotrazione. In questo, riteniamo l'impianto perfettibile. Sul fronte economico, l'impianto è considerato in ATTIVO, misurandosi con il risparmio derivante dal mancato trasporto fuori regione della frazione umida, stimato 2,5 milioni € a fronte di un costo annuo di gestione di 1 milione di € versati all'ATI, l'Associazione Temporanea d'Impresa costituita da 3 aziende: RCM Daneco e Rossroka.
L'impianto, tuttavia è di proprietà del comune di Salerno che vi esercita, a detta loro, un controllo continuo a tutela del bando, della qualità e dei cittadini. Costato all'incirca 24 milioni di €, comprensivi di progettazione e di acquisto dei terreni, di cui circa 16 milioni di € i capannoni e la parte impiantistica, è stato realizzato grazie all'utilizzo di fondi Europei. Attualmente vi lavorano circa 15 impiegati. Appare chiaro che la città di Salerno ed i suoi cittadini, si è così sottratta al costo proibitivo del trasporto dell'umido che grava come SPESA VIVA direttamente sulle casse comunali. La Regione Campania che nel frattempo, da Piano di Rifiuti, PRGRU, si era detta pronta a convertire gli STIR per ospitare linee per il COMPOSTAGGIO, non ha realizzato nulla di tutto ciò, perseguendo con il proprio immobilismo, una scelta politica efficace: tenere i comuni sotto ricatto economico ed i cittadini sotto ostaggio.
A noi sembra palese che il "non fare" nasconda una subdola scelta politica tesa a favorire l'INCENERIMENTO dei rifiuti. Il mal funzionamento e/o l'insuccesso di un sistema fondato sul riciclo della materia avvalora la combustione dei rifiuti ed i suoi lauti proventi. Tanto più che in Campania vigono norme pensate ad hoc che permettono l'incenerimento del "TAL-QUALE" e, quindi, persino dell'umido in esso contenuto.
# Insomma, più pesa più si guadagna !
# Invece, più pesa e più ci costa !
E' l'esatto contrario che condiziona negativamente i bilanci comunali delle amministrazioni costrette al trasporto dell'umido fuori regione. Un condizionamento dal quale è possibile evadere solo dandosi da fare per avviare la realizzazione questo prezioso impianto.
Allo stesso modo si fa difficoltà a comprendere l'inattivismo del Comune di Napoli che sebbene sfavorevole all'incenerimento non ha portato a compimento NESSUNO dei 3 impianti annunciati per rispettare la logica industriale nata per coprire il fabbisogno delle aree est, nord e ovest della città.
Un RITARDO che si fa sempre più pesante, a 2 anni di mandato al quale per responsabilità oggettiva, nemmeno l'assessore all'ambiente Sodano può sottrarsi. Infatti, pur avendo finalmente annunciato 2 mesi fa in Consulta Ambiente l'avviamento del bando, aperto all'imprenditoria privata in project financing, ancora non procede all'apertura della gara.
Maturando in soldoni, una spesa approssimativa di circa 3 milioni di € sottratti alle casse comunali ed infine, ai servizi essenziali per i cittadini.
In conclusione, quelle belle montagnole di terriccio fresco prodotto nell'impianto di Salerno non è solo l'ICONA del sistema VIRTUOSO del riciclo della materia, è anche il simbolo di 3 grandi LIBERTÀ per il cittadino:
· di poter prelevarne a piacimento il compost prodotto;
· di essere libero di respirare se abiti nei pressi di una discarica;
· di essere libero dal pericolo che la "munnezza" torni per le proprie strade.
Un evento dal quale non siamo assolutamente salvi perché la crisi economica che attanaglia il comune con le sue municipalizzate lo rende tragicamente possibile e, a maggior ragione, le SPESE per il trasporto dell'umido sono, francamente, tanto insopportabili quanto contraddittorie.
Con la testa appagata da questo mirabile esempio salernitano ed il cuore affranto per la sua mancanza a Napoli, come nel resto della Campania, cammino tra collinette di compost, fischiettando "Walking on the Moon"dei POLICE!