Un sobbalzo di stupore e di ira aprendo il bel supplemento “La Lettura” del “Corriera della sera” alle pagine 26 e 27 del numero del 16 gennaio 2022: una intervista al grande e premiato architetto francese Jean Nouvel che per quest’anno dirigerà “Domus”, la più antica e prestigiosa rivista di architettura. Un titolo “esplosivo”: “I Piani Regolatori uccidono le città”.
Il titolo - per chi ha sostenuto con ostinazione la necessità e l’intervento della Pianificazione Territoriale proprio per “salvare” le città, i paesi, le isole, - impone una lettura attenta della lunga intervista rilasciata dall’arch. Nouvel al giornalista Stefano Bucci perché il titolo è irrazionale e deve essere necessariamente provocatorio. Vediamo.
“L’Architettura è un’arte e ha dunque il dovere di fare da madre alle arti e di accoglierle per rendere sempre più belle le nostre vite”. Inizia Nouvel. Ed ancora: “L’Architettura non è una cosa che si può fare da soli, l’architetto è un’artista che deve lavorare insieme con altri artisti ad ogni scala del progetto, dalla casa alla strada fino alla piazza, dal giardino privato al parco, anche se oggi purtroppo questa collaborazione non viene per nulla incoraggiata”. Così “l’Architettura è arte del vivere, arte del concreto, rivelazione permanente dei luoghi, come arte della generosità per tutti e come strategia dei piaceri dello stare insieme nei paesaggi naturali e urbani complementari e armoniosi sempre identificabili per le loro uniche mutuazioni geografiche e storiche”.
Alla domanda del giornalista sulla “voglia di Nouvel di sperimentazione” l’architetto francese risponde che “caratterizzare è il dovere dell’architetto, invece i piani regolatori oggi sono gli assassini dell’umanesimo. Si tratta di disumanizzazione pianificata e costruita”. Da qui “un divieto dell’Architettura perché le soluzioni esistono, ma sono negate dagli urbanisti che si considerano come i garanti di un sistema che non hanno mai avuto il coraggio di denunciare”. Per Nouvel esiste un “ruolo sociale dell’architetto che gli è stato negato”. L’architetto per Nouvel “è un mestiere che è una missione umanistica ed artistica. Un mestiere che ha un’etica che dovrebbe dar luogo, come per i medici e per gli avvocati, a un impegno solenne”.
RIFLESSIONI SULLA TUTELA “PASSIVA” E SULLA “BABELE” DELLE LEGGI URBANISTICHE E SULLE “COMPETENZE”
L’indignazione al titolo forte del giornale ed alla affermazione netta dell’arch. Nouvel contro l’Urbanistica comincia ad attenuarsi, a diventare consistenza di un ragionamento logico. Certo. Se per “Pianificazione” si intende quella che viene chiamata “tutela passiva del territorio” con un Piano Urbanistico che è “sovraordinato” rispetto ad altri Piani “regolatori” che sono “sotto-ordinati” si arriva in diritto e nei fatti ad una “ingessatura del territorio e dello sviluppo”. Con un Piano di assoluta
inedificabilità per “tutela passiva” non ha alcun senso avviare una “tutela attiva” perché il secondo non ha possibilità di attuazione.
Due grandi architetti napoletani – Gerardo Mazziotti e Alfonso Gambardella – ebbero qualche tempo fa un franco battibecco sulle ragioni dell’Urbanistica. L’arch. Gambardella sostenne di “non credere nell’urbanistica perché le città le fanno le Architetture” e di “non conoscere un Piano Regolatore di una città, salvo rarissime eccezioni, che sia stato attuato”. Ho citato il battibecco nel numero 4/2019 de IL CONTINENTE in un articolo dove sostenevo l’abolizione delle Soprintendenze e la piena competenza dei Comuni. È chiaro che la contrapposizione tra le due “tutele” diventa tra due “pianificazioni” e finisce nell’assurdo che non si progetta nulla o si progetta per nulla.
Dovrebbe l’Urbanistica essere semplificata e dovrebbe essere CORAGGIOSA perché deve modificare il territorio proprio con l’Architettura, con le sue “sperimentazioni, la sua arte del concreto, la rivelazione dei luoghi” come dice Nouvel.
Le affermazioni provocatorie di Nouvel sono quindi un “grido di dolore”. Una provocazione civile affinché l’Architettura e l’Urbanistica trovino il giusto equilibrio per le “loro mutazioni uniche geografiche e storiche”.
IL CASO O CAOS DELL’ISOLA D’ISCHIA
Il caso dell’isola d’Ischia è emblematico di una crescita urbanistica e di uno sviluppo economico con le “regole del caos” con un regime vincolistico del 1939, un Piano Paesistico prima ed un Piano Urbanistico Territoriale di “tutela passiva” poi - a distanza di circa 50 anni l’uno dall’altro - e senza che mai fossero messi in attuazione i Piani Regolatori “Generali” dei sei Comuni – in contraddizione fra loro – mentre si realizzavano in 50 anni almeno 100mila vani abusivamente senza che si potesse far niente con la sola voce del mondo culturale locale per “contenere la pressione storica dello sviluppo” come il prof. Edoardo Malagoli definì il tentativo del 1962 per un unico Piano di Assetto Territoriale dell’intera isola unita per “Legge Geografica”. Da noi la “responsabilità collegiale” delle “competenze” in materia territoriale – Stato Centrale, Regione, Provincia ora Città Metropolitana, Comuni – si è manifestata come “irresponsabilità collettiva” in una enorme “Babele” di leggi, circolari, sentenze, pur essendo la difesa dell’Ambiente posta in tutti gli Statuti Comunali e nella stessa Legge Fondamentale della Repubblica. Ma come attuare il dettato Costituzionale? Come avviare la “concertazione” fra Enti Pubblici?
Cosa è qui da noi l’“Architettura”? Cosa è da noi l’“Urbanistica”? Nel caso della “Ricostruzione” dopo il terremoto del 21 agosto 2017 a Casamicciola, INTERAMENTE colpita, Lacco Ameno, PARZIALMENTE colpito e Forio, MARGINALMENTE colpito ,esistono due poteri – il Commissario Straordinario di Governo e la Regione Campania – che debbono redigere, approvare, per legge un “Piano” e metterlo in esecuzione e la Regione non è andata, il 3 agosto 2021, 4 anni dopo il terremoto, oltre ad un ridicolo “Preliminare” di 78 pagine redatto da 27 autori che non sceglie niente e non indica niente e non annuncia un prosieguo dell’iter. Il Comune di Casamicciola per “quanto di competenza” il 10 settembre 2021 affida ad un Ente Morale di Diritto Privato un progetto di “architettura parziale” del recupero fondamentale della sua unica area a mitigazione sismica ed a sviluppo industriale e ricettivo di assoluta illegittimità giuridica che può essere rilevata da uno studente al primo anno di architettura o di legge o di economia proprio quando sono in atto tutti i possibili “interventi pubblici” previsti dal Piano Nazionale di Rilancio e di Resilienza ( PNRR) dei fondi europei per i prossimi 5 anni perdendo una occasione storica ed irripetibile.
Si deve cogliere l’appello di Nouvel: “Bisogna ristabilire il ruolo sociale degli architetti poiché è vitale per la salute fisica e culturale dell’intera società” e bisogna farlo nell’ottica dell’interdisciplina con le altre Scienze, di tutte le Scienze dalla Geologia alla Politica.