Costruire una casa per la Sinistra: Laica, Liberale, Socialista, Anticomunista
Credo che sia giunto il tempo di chiamare le “ cose politiche” con il loro nome appropriato. Che sia tempo di uscire dagli equivoci – almeno per la mia generazione sessantottina che è stata con Israele fin dal 1967 con la “ guerra dei sei giorni”; che ha promosso e vissuto la “ contestazione giovanile” nelle Università negli anni ‘ 70;che ha vissuto il dramma del “ socialismo dal volto umano” nel 1968 con l’ invasione della Cecoslovacchia; che ha visto il “ Muro di Berlino” e si è sentita come John Kennedy “ berlinese” scegliendo , in un mondo dai “ due blocchi”.
L’ Occidente diviso da una “ cortina di ferro” dall’ Oriente europeo; che ha partecipato e partecipa al sogno di Altiero Spinelli per gli “ Stati Uniti d’ Europa”; che ha partecipato al tentativo riformatore dell’ “ incontro storico” tra socialisti e cattolici democratici del primo centro-sinistra di Nenni e De Martino; che ha creduto nella Programmazione Economica come “ Terza Via” tra il collettivismo ed il liberismo e che poi ha visto cadere nel 1989 il Muro di Berlino senza colpo ferire ed il “ il ricorso storico vichiano” del ritorno del liberismo ( cosa diversa dal liberalismo!) negli anni ‘ 90; che ha vissuto la dissoluzione del Partito Socialista con il “ mutamento genetico” e la tragedia tutta italiana di “ tangentopoli” ed ancora assistito al cambio del nome del PCI diventato PDS e poi ancora DS fino alla confluenza con i democristiani in un indistinto Partito “ Democratico” quasi come abradere il passato ed il termine “ comunista” che Enrico Berlinquer invece dal 1975 al 1984 aveva valorizzato al punto tale di fare del PCI il partito per cui votavano anche i laici – come Arrigo Benedetti – ritenendolo il solo sostenitore della “ questione morale”.
I nuovi partiti non si richiamano più ad ideologie ma hanno nomi strani o aggettivi comuni a tutti come “ democratico” ed in un Paese dove si cerca sempre “ l’ uomo del destino” è nato e cresciuto il nuovo “ cesarismo” – l’ eufemismo per indicare un uomo solo al comando proprio quello che i Padri Costituenti nella Carta del 1948 volevano rigidamente evitare e rendere quasi impossibile con due Camere con identici poteri ed ambedue elettive e con un esteso decentramento amministrativo della Repubblica con tre livelli costituzionali di potere locale ( Comuni, Province, Regioni) – con l’ imprenditore della TV Silvio Berlusconi.
Ha fatto scuola invece Berlusconi ed il Partito “ Democratico” ha un nuovo “ cesare” che è forse un “ maleducato di talento” come definisce Renzi l’ ex direttore del “ Corriere della Sera” de Bortoli ed il “ cesarismo” si vuole estenderlo dappertutto perfino nella scuola con il preside-manager perché la “ decisione” deve fare aggio sulla “ deliberazione” ( Nadia Urbinati-i rischi di chi decide senza deliberare – La Repubblica-venerdì 22 maggio 2015) ma con una farraginosa riforma istituzionale ( il Senato di secondo livello e le Province “ svuotate”) senza avere il coraggio di trasformare la Repubblica da parlamentare a presidenziale come avrebbe voluto Piero Calamandrei ( 1899-1956).
La mia generazione – più o meno intensamente – ha visto e vissuto tutto questo. Molte speranze sono fallite e la gioventù di oggi non ha più nella seconda globalizzazione della storia moderna e contemporanea punti di riferimento ideologici cui aggrapparsi per credere in un mondo più giusto e più umano e se ci crede ha le idee confuse tanto a “destra” che a “sinistra” perché ormai sono solo termini geografici non più politici.
Ma quanto è successo negli ultimi 50 anni nel mondo e nelle economie dei paesi industrializzati dimostra che è storicamente possibile solo dare” un’anima al capitalismo” o spingere per la funzione sociale dell’ impresa con un modello socialdemocratico per accorciare la forbice tra le libertà e le disuguaglianze.
Dopo circa due secoli il testo fondamentale resta ancora il “ saggio sulla libertà” del 1859 di John Stuart Mill ( 1806-1873) uno dei libri che porterei con me in un’isola deserta nell’ edizione dei “ classici del pensiero libero” del “ Corriere della Sera”. Mi porterei tutta quella collana –una ventina di libricini – comprati con un sol euro a volume. Mi porterei “ La rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, “ Le prediche inutili” di Luigi Einaudi, L’ “ Intervista sul non-governo” di Ugo La Malfa, “ Il Manifesto di Ventotene” di Altiero Spinelli i libri di Noberto Bobbio ed anche “ De Senectute”, il testo sulla vecchiaia. Ma come “ testi sacri” , i due che mi porterei nelle tasche della giacca come pelle mia, sono “ Il socialismo liberale” di Carlo Rosselli e “ Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo” di Guido Calogero. Il “ Socialismo Liberale” di Carlo Rosselli ( 1899-1937) fu scritto al confino di Lipari nel 1928-29 ed apparso a Parigi nel 1930 in francese. Rosselli aveva meno di 30 anni quando lo scrisse e fu ucciso a meno di 38 anni. Contiene una “ appendice” in 13 punti quasi come un decalogo di un laico che arriva a certezze dopo molti dubbi e molte ricerche. Prima di tutto si dichiara e sceglie un nome: “ sono un socialista,.. un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina” e passa poi a racchiudere in XIII punti quello che “ ha capito”. Quei 13 punti sono ancora attuali oggi più di ieri anche se hanno ottantasette anni. Il punto III: “ Tra SOCIALISMO E MARXISMO NON VI E’ PARENTELA NECESSARIA. Il punto V: SOCIALISMO SENZA DEMOCRAZIA E’ COME VOLERE LA BOTTE PIENA E LA MOGLIE UBRIACA. Il punto VI: IL SOCIALISMO E’ L’ EREDE DEL LIBERALISMO.
Guido Calogero ( 1904-1986) ha la fortuna di vivere 82 anni ma trascorre una penosa vecchiaia. Scrive il suo saggio fondamentale – “ La Giustizia e la Libertà” – nel 1943. Ha 39 anni e si trova anche lui al confino a Scanno sulle montagne abruzzesi. Rimarrà fedele per tutta la vita nell’ Italia democratica e repubblicana al “ saggio sul liberalsocialismo” passando dal Partito d’ Azione al Partito Radicale ed al Partito Socialista MAI comunista. Anche questo è un decalogo laico che ritiene inscindibile la Giustizia dalla Libertà, la Democrazia Politica dalla Democrazia Sociale e si dichiara contro gli estremismi di destra e di sinistra ed auspica “ l’ unità liberalsocialista di una civiltà del lavoro ispirata all’ unico ideale della giustizia e libertà”.
Credo che sia giunto il tempo – in Italia con partiti senza identità e con la proliferazione di liste “ civiche” – di chiamare le “ cose politiche” con il nome appropriato. Che non basta dichiararsi CONTRO ma è necessario definire se stessi e dichiararsi PER.
Ho votato nelle ultime elezioni europee la Lista L’Altra Europa per Tsipras soprattutto perché Barbara Spinelli ne ha scritto le tesi “ antiliberiste” ma essenzialmente “ keynesiane”. Ne sono stato sottoscrittore nazionale e perfino il nome ha avuto la mia partecipazione ed adesione. Barbara ha lasciato L’Altra Europa pur rimanendo eurodeputato eletto in due circoscrizioni. Non vuole assistere a quella che ha definito l’ “ atomizzazione” della sinistra. E’ stata coperta di insulti da una parte degli elettori della lista che militano in Rifondazione Comunista o in SEL via web. Quando ho sostenuto che è tempo in Italia di costituire una Sinistra Laica, Liberalsocialista ma che si dichiari ANTICOMUNISTA sono stato anch’io coperto di insulti ed invitato ad andar via.
E’ stata la prima volta in 50 anni di scrittura politica in cui mi sono dichiarato ANTICOMUNISTA perché questo è il punto centrale per la chiarezza. Nel momento in cui nemmeno più in Cina ci si chiama “ comunisti” chi ritiene ancora diverso il comunismo deve costruirsi una propria “cosa”, come la definiva l’ ultimo segretario del PCI Achille Occhetto che oggi difende il suo vitalizio di ex-deputato di 5860 euro al mese perché ha moglie e due figli disoccupati. Questa “ cosa” è assolutamente incompatibile con una “ casa laica e liberalsocialista”. Il termine “ sinistra” è assolutamente generico e finisce con il raggruppare combattenti e reduci di una idea sconfitta dalla Storia.
E’ questa mancata chiarezza che impedisce al movimento laico, socialista,liberale, di avere vigore e forza in Italia come invece esiste in Francia, in Germania, e in tutti gli altri paesi dell’ Unione Europea. Lì “ i conti col marxismo”, come chiamava Rosselli la sua “ appendice”, li hanno fatti dopo 70 anni di regime totalitario sovietico o di percorso storico diverso. I socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi, i laburisti britannici, hanno fatto i conti col comunismo già ai primi del ‘ 900.
Fino a quando i liberalsocialisti non avranno una casa loro saranno come gli ebrei erranti, ospiti in “ condomini” litigiosi ,chi in uno schieramento chi in un altro con le loro valutazioni personali, ma resteranno se stessi con la loro identità nell’ attesa di un “ focolare” e di un novello Arthur Balfour capace non solo con una “ dichiarazione” ma con impegno di costituire una Unità Socialista e Repubblicana d’ Azione .