Il problema di un nuovo assetto istituzionale di Napoli e della sua Provincia alla luce delle trasformazioni economiche e sociali sta sul tappeto almeno da vent’anni e cioè almeno dalla approvazione della legge n. 142/90 sull’ordinamento delle Autonomie Locali – detta Legge Gava dal nome dell’allora Ministro degli Interni Antonio Gava. La nuova legge sulle Autonomie Locali era attesa dagli amministratori dei Comuni e delle Province da anni perché emergeva chiaramente nella pratica di governo locale la non adeguatezza della vecchia legge del 1934.
La 142 prevedeva fra l’altro la costituzione della “ Città Metropolitana” per 5 aree del Paese fortemente industrializzate e popolate fra le quali Napoli e poiché era una legge ordinaria ad evitare una modifica costituzionale si usò lo stratagemma che “ la Provincia assume la denominazione di Città Metropolitana”. Cioè il pesce piccolo mangiava quello grande: il “ piccolo” Ente Provincia doveva assorbire il “ grande” Ente cioè il Comune di Napoli e tutti i restanti 91 Comuni tutti “ spezzettati” in Municipi cioè poco più o poco meno di Circoscrizioni.
Ho seguito in quegli anni ‘ 90 dal mio ruolo di responsabile dell’ufficio stampa della Provincia di Napoli tutto l’enorme dibattito che seguì l’approvazione della Legge con convegni, tavole rotonde, confronti anche per i riflessi che una simile trasformazione poteva avere per i 6 Comuni dell’isola d’Ischia, quello del Comune di Procida ed i due dell’isola di Capri che venivano inglobati nella Città Metropolitana.
La Città Metropolitana divenne quindi l’ “ Ente Fantasma” previsto dalla Legge e non realizzato e l’istituzione di questo nuovo Ente Locale viene riproposta sia nel Testo Unico degli Enti Locali del 2000 – detto pure legge Lanzillotta dal nome del Ministro della Funzione Pubblica dell’epoca e sia nella riforma del titolo V della Costituzione. Nonostante l’annuncio della immediata istituzione del Governo Berlusconi nel 2008 con la conseguente abolizione della Provincia la “ Città Metropolitana” è continuato ad essere il “ fantasma” delle istituzioni locali mentre appare sempre più evidente l’urgenza di “ allargare” i confini della Città di Napoli con l’assorbimento di Comuni limitrofi che ormai sono periferie della Metropoli che concentra circa 60% dell’intera popolazione della Campania anche per affrontare compiutamente il problema permanente dei rifiuti essendo impossibile materialmente una “ provincializzazione”.
Non è quindi un’iniziativa “ antidemocratica” rivedere un assetto di poteri locali diverso anche perché è fallito l’esperimento delle Unioni di Comuni e delle Comunità Montane e Isolane mentre è stata cancellata – in quanto mero spreco di risorse – l’ipotesi di istituire una “ Provincia delle isole del Golfo”. Di recente un lettore del “ Corriere del Mezzogiorno” ha sottolineato che il vero problema che il nuovo Sindaco di Napoli dovrà affrontare è proprio quello della “ Città Metropolitana” cioè il nuovo Sindaco ed il nuovo Consiglio Comunale della Capitale del Mezzogiorno dovranno avere i poteri e le risorse per affrontare e risolvere problemi enormi come un dignitoso assetto territoriale ed una dignitosa vivibilità per circa 3 milioni di abitanti.
In quest’ottica deve essere inserito – a mio parere – il dibattito sul Comune Unico dell’isola d’Ischia. Non siamo soli a chiedere una semplificazione amministrativa necessaria per risolvere i problemi perpetui come il Piano Regolatore Generale, il sistema di depurazione, il sistema dello smaltimento dei rifiuti e via dicendo. Anche nella Penisola Sorrentina si sta discutendo di accorpare i Comuni mentre a Capri non abbiamo segnali di dibattito per un sol Comune al posto di due anche perché è chiara l’egemonia totalizzante del Comune di Capri rispetto a quello di Anacapri.
Ma affinchè il confronto non sia sterile – come lo è stato negli ultimi vent’anni – occorre una legge quadro nazionale ma se la Regione Campania avesse voglia di esercitare la sua competenza della definizione dei Comuni basterebbe anche una legge ordina mentale della Regione per le unificazioni amministrative in aree di sviluppo ipermaturo come Ischia, Capri, Sorrento. In ogni caso queste non sono aree – essendo a vocazione turistica esclusiva – da inserire in una “ Città Metropolitana”.
Lo spezzettamento amministrativo sta diventando una buona giustificazione per i Sindaci-Podestà per la mancata risoluzione dei problemi determinati da uno sviluppo senza regole di programmazione dove i Consigli Comunali hanno perso il loro ruolo di organo di autentico indirizzo e di effettiva partecipazione.
Il Referendum consultivo del 5 e 6 giugno per dire SI al Comune unico dell’isola d’Ischia può essere quindi la molla decisiva per un migliore assetto istituzionale di tutto il territorio della attuale Provincia di Napoli diviso in 92 Comuni al quale dovrà mettere mano il Consiglio Regionale della Campania anche restituendo finalmente alla Regione il ruolo di legislatore e dando ai Consigli Comunali veramente – oltre alla facciata – un ruolo forte di autentica Democrazia di base. Non solo la Regione Campania dovrà rivedere tutte le delimitazioni dei Comuni ma dovrà anche mettere mano alla tanto sperata nuova legge per gli Enti Turistici in luogo delle comatose Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo avviando i Distretti Industriali Turistici anche interprovinciali come ha fatto la Regione Sicilia e nel caso di Napoli i Distretti Turistici potrebbero essere interregionali con Ponza e Ventotene che sono “ isole napoletane” pur stando amministrativamente ed artificialmente nel Lazio.
Insomma il Comune Unico dell’isola d’Ischia potrebbe segnare una svolta profonda di vera ed efficiente Democrazia delle Autonomie in questa nostra Regione.
Casamicciola, 5 meggio 11