Nove organizzazioni sindacali che rappresentano le categorie produttive dell’economia turistica in Campania - Confcommercio, Confesercenti, Federalberghi, Assoturismo, Assoviaggi, Assohtels, Fiba, Faita, Federcampeggi
– hanno dichiarato la loro contrarietà al disegno di legge regionale sull’organizzazione turistica sub regionale in discussione da oltre 30 anni al Consiglio Regionale della Campania e quindi in un organo deliberante elettivo secondo solo al Parlamento che ha visto una miriade di maggioranze politiche della prima e della seconda Repubblica.
I toni della contrarietà sono durissimi: "La legge sul Turismo è un attentato alle attività imprenditoriali e replica un modello disastroso come quello delle ASL con un direttore generale con pieni poteri che avrà senz’altro un ineccepibile curriculum quale foglia di fico per giustificare una sicura scelta figlia di lottizzazioni e un cosiddetto Consiglio di Indirizzo composto da rappresentanti delle confederazioni turistiche ridotti a mere presenze consultive” scrivono le organizzazioni degli imprenditori turistici in una lettera al Presidente o “Governatore” della Campania, Stefano Caldoro, annunciando una “mobilitazione generale per evitare che il Consiglio Regionale possa varare una riforma contro gli interessi generali dell’economia campana”.
Poche volte si è registrata una presa di posizione così forte di contrarietà totale di un numero così vasto di organizzazioni. Eppure il disegno di legge è all’esame delle Commissioni Consiliari dove sono presenti esponenti della maggioranza e dell’opposizione e cioè di un fronte “conservatore” (il Centro-Destra) che è maggioranza e di un fronte “progressista” (il Centro-Sinistra) che è opposizione. Perché nella “sostanza” sia il centrodestra che il centrosinistra concordano con l’impostazione di questo disegno di legge ? A mio parere la risposta va trovata nella impostazione “amministrativa e finanziaria” della stessa Regione la cui potestà legislativa in oltre 40 anni di istituzione ha “mascherato” una chiara funzione di “amministrazione e gestione delle risorse finanziarie” cosa che l’Istituto Regionale – così come previsto dalla Costituzione – non avrebbe dovuto fare. La Regione avrebbe solo dovuto “legiferare” e lasciare alle Province ed ai Comuni l’“amministrazione”. Se il decentramento amministrativo dello Stato fosse stato così impostato le Province avrebbe avuto veramente un ruolo di “coordinamento” ed i Comuni avrebbero ricercato la giusta dimensione territoriale per il riequilibro economico e sociale nell’interesse delle popolazioni amministrate. Tutto il “potere locale” avrebbe avuto “casa” nelle Istituzioni Elettive sotto il controllo popolare.
Tutte le Regioni italiane – tranne la Campania – hanno costituito al posto delle ex Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo le Aziende di Promozione Turistica (APT) che sono enti che hanno ricalcato le funzioni, la rappresentatività e la gestione dei fondi regionali delle soppresse Aziende Turismo (AACST) e così la funzione “delegata dallo Stato” alla Regione è stata correttamente esercitata. Alcune Regioni hanno favorito l’“interegionalità dei luoghi” prevedendo Distretti Turistici interregionali per massimizzare l’offerta di soggiorni lasciando alle Autonomie Locali la costruzione di nuovi Sistemi Turistici nel Paese del “Museo Diffuso”.
In Campania l’organizzazione turistica sub regionale costituita dagli Enti Provinciali per il Turismo e dalle Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo è “commissariata” da funzionari regionali lottizzati da oltre 30 anni che mettono in mera esecuzione i voleri lottizzatori dell’assessore regionale di turno. Il modo con il quale è stata gestita dall’attuale assessore regionale al turismo, l’avellinese Giuseppe De Mita appartenente all’UDC, la campagna promozionale dell’isola d’Ischia in questo 2012 è da porre negli annali della lottizzazione più selvaggia con interpretazioni inaccettabili della “rappresentatività” di “coordinamenti” che non trovano riscontro nel diritto degli enti locali della Repubblica.
Nel caso nella nostra isola d’Ischia da 40 anni – e cioè dalla estinzione dell’Ente per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia (EVI) che svolgeva anche le funzioni di Azienda Turismo – non abbiamo una promozione ed una valorizzazione del nostro “sistema turistico paradigmatico”, perché non solo siamo un’isola ma siamo la più grande e variegata isola del Golfo di Napoli di cui stiamo al centro come “Isola-Madre” e siamo per consistenza dell’armamentario e per numero di presenze la più importante località della Campania. La promozione del nostro sistema - dal 1952 al 1972 - è avvenuta per nostro “protagonismo” e non ci è stato imposto dallo Stato. Abbiamo avuto anche la capacità di “contare” sul Continente da parte di una classe dirigente sia della DC sia del PSI, i due principali partiti-concorrenti della prima Repubblica.
Dal 1972 i Comuni e le associazioni hanno dovuto “chiedere” alla Regione i fondi necessari per la promozione ed abbiamo di fatto e di diritto perduto il “protagonismo autonomistico” che invece la Regione avrebbe dovuto valorizzare.
E’sconcertante – segno della progressiva perdita del ruolo autonomistico dei Consigli Comunali – che nessun Comune dell’isola ha inteso impegnare il proprio Consiglio Comunale in un dibattito su questa legge perché è dovere e diritto dei Consigli Comunali partecipare all’elaborazione delle leggi regionali.
L’Isola d’Ischia ha il diritto ed il dovere di avere una Azienda di Promozione Turistica amministrata congiuntamente dai rappresentanti dei Comuni e delle categorie produttive per allestire una propria ed autonoma promozione anche allargando i confini del proprio Distretto.
Ed ha diritto alle risorse finanziarie adeguate alla sua consistenza economica mentre alla Regione deve essere concesso solo il dovere del coordinamento mentre la valorizzazione dei sistemi turistici minori della Campania deve rientrare in altre leggi regionali.
Una Azienda di Promozione Turistica della sola isola d’Ischia – neanche unita con Procida che è un proprio Distretto Turistico - avrebbe potuto essere la “stanza di compensazione dei campanili” dei sei Comuni per avviare una Coesione economica e sociale ed uno strumento per realizzare de facto un unico Comune.
Sono personalmente convinto – anche con questa proposta di legge regionale sul turismo – che è urgente ed indilazionabile passare alla Terza Repubblica con un cambiamento totale delle classi dirigenti.