Franco Iacono non cessa mai di stupirmi nelle sue prose di posizioni o interventi pubblici. L'ultimo suo intervento, su "Il Golfo", è contro la proposta del Comune unico dell'isola d'Ischia con toni da ultima spiaggia: "sarà l'ultima battaglia della mia vita, ricorrerò alla Corte Costituzionale perché si tratta di difendere identità culturali".
Anche 5 anni fa intervenendo sul "Corriere del Mezzogiorno" il 25 luglio 2008 lanciava con toni apocalittici un appello di "salvare quest'isola in cerca di gossip" dove "non c'è ancora un depuratore, non c'è un servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti autonomo e consorziato fra i vari Comuni, la portualità turistica stenta ad organizzarsi in forme moderne con porti come quello di Forio, tristemente vuoti, il traffico ...basta starci per capire... le spiagge sporche, il Metrò del mare verso altri lidi....".
Quell'intervento determinò un dibattito su "Corriere del Mezzogiorno" che durò tre mesi con circa una trentina di interventi fra cui anche il mio che nella forma originaria, senza tagli", è contenuto nel mio libro "Ischia, luci e ombre sullo sviluppo" del 2010 nel capitolo IX dal titolo "2008 e lo sviluppo ipermaturo". Non credo che Franco lo abbia letto così come credo che non abbia letto – con la necessaria attenzione – tutta la scrupolosa, dettagliata, documentata, campagna che da oltre 10 anni stanno facendo i sostenitori del Comune unico dell'isola d'Ischia o dell'unificazione amministrativa dell'isola d'Ischia. Di Franco Iacono un amico notaio dice quello che Leo Longanesi attribuiva a Curzio Malaparte: "è talmente egocentrico che ad un matrimonio vorrebbe essere la sposa ed ad un funerale un morto". E'chiaro che Franco è un egocentrico sia ieri ,quando occupava seggi politici importanti, sia oggi che è un "operatore culturale" che ricorda di essere stato "socialista" ma che oggi non sceglie tra i "socialisti che stanno con la destra" e quelli che stanno "con la sinistra" come se il mondo e la storia d'Italia si fossero fermati al 1992.
Ma sono passati da allora vent'anni: è tornato il "liberismo" e c'è stato un ricorso storico , come insegna Gian Battista Vico, il comunismo è caduto ed è stata avviata la "seconda globalizzazione" della storia come insegna Eric Hobsbawn mentre in Italia è nata la "seconda Repubblica" senza modificare la Carta Costituzionale, una nuova partitocrazia, cambiate due leggi elettorali di cui quella in vigore viene detta "porcata" o "porcellium", il "presidenzialismo" è stato imposto a livello locale cioè nei Comuni con esiti disastrosi mentre il Parlamento, i Consigli Regionali sono stati occupati da "nominati" divenuti come li chiama il giornalista Stella "la Casta", la riforma del titolo V della Costituzione è stata una frana e le Regioni sono state un disastro eccetera, eccetera, eccetera.
In questo contesto un "liberale e socialista" o un " socialista e democratico" o un "repubblicano e azionista" come si deve muovere per riconquistare – ormai per età solo nell'interesse dei propri figli e nipoti – la speranza di una società più giusta e più umana con quello che Roger Garaudy, prima che diventasse musulmano, chiamava "le socialisme à visage humain"?
Anch'io mi sono iscritto al PSI nel 1965 ed avevo appena 16 anni e mi sentivo "laico e liberale" ma tutta la Concentrazione Democratica capeggiata dal dottor Filippo Maresca nelle elezioni di Casamicciola del 1964 aderì al PSI che divenne una casa politica "multietnica" dove abitavano i neofascisti, i comunisti senza sede, i democristiani cacciati dalla DC, i liberali isolati e solo qualche vecchio ostinato socialista come Peppino Gamboni o un giovanile azionista come Peppino Iacono . Far funzionare questa casa multietcnica è stato difficile per chi fu chiamato a comandare ma una certa crescita ci fu e negli anni ' 70 il PSI esprimeva dirigenti locali che volevano trasferire sul piano locale la politica nazionale dei socialisti che era la Programmazione Economica e la Pianificazione Territoriale. Era questa Politica che doveva fare da cemento nella casa multietcnica e per la quale si avvicinavano i giovani studiosi che nelle Università avevano cominciato a vedere nella Politica di Piano l'unica alternativa al massimalismo ed al liberismo e l'unica strada per attuare la Costituzione.
Con i capelli ormai più bianchi che neri dico – caro Franco riconoscendo comunque con apprezzamento l "uso pubblico della sua ragione" al di là della battuta del notaio – che nonostante tutti gli errori, i passi falsi, le delusioni perché Sandro Pertini diceva che "chi cammina talvolta cade" i "riformisti socialisti o libersocialisti alla Rosselli - sul piano locale debbono rilanciare il gusto del Progetto, dal quale può rinascere la passione per la Politica.
Bisogna ricominciare a dibattere sulla necessità di una seria e praticabile Pianificazione Territoriale e possibile Programmazione Economica anche nell'isola d'Ischia. Ho tentato di fare una piccola storia della "Pianificazione mancata" in un libretto che credo non sia stato letto e discusso abbastanza.
Credo che l'isola d'Ischia abbia bisogno proprio per il suo sviluppo "ipermaturo" – ma Luigi Covatta mi fece notare che il filo che divide il maturo dal marcio è molto sottile - di una "Legge Speciale", che non è possibile andare avanti con un Piano Urbanistico Territoriale che impedisce qualsiasi modifica del territorio. Una economia aperta non può andare avanti così. In questo modo il Comune o la località che più ha avuto, che più possiede, mira solo a difendere il suo equlibrio economico e sociale e se ne fotte dei problemi di sotto-sviluppo o perdita dello sviluppo o in ritardo di sviluppo che ha l'altro o l'altra con il quale confina.
In un contesto di poteri locali che muta sempre senza mai trovare una efficienza facendo diminuire anziché accrescere la "partecipazione politica" – siano già alla terza legge di modifica del sistema dei poteri locali in vent'anni dalla 142 /90 o "Legge Gava" - che avrà – così è annunciato dal Governo "tecnico" – entro il 2013 la "Città Metropolitana di Napoli" quali saranno i "poteri di pianificazione e programmazione" dei 92 Comuni della ex-Provincia di Napoli che scomparirà dopo 207 anni?
Questo è il vero dibattito. Credo che per governare un sistema economico e sociale "squilibrato" come è diventato quello dell'isola d'Ischia con 3mila imprese, 40mila posti letto, 13mila iscritti al collocamento, 210 diplomati ogni anni da 4 istituiti superiori per 15 indirizzi, 100 o 200 laureati ogni anno, in una economia globalizzata occorre una forte ed efficiente "Autorità Amministrativa e Politica" che non riesco a vedere se non nel Comune unico alla luce del fallimento di tutte le altre forme consortili, di tutto il sistema delle "partecipate", della proliferazione di "associazioni" e "movimenti",di tutti gli altri "Terzi Livelli" di potere locale come la Provincia che non ha avuto più un ruolo definito dal 1970 e cioè dall'istituzione della Regione.
Io farò una battaglia del genere. Ma non sarà l'ultima. E'semplicemente la prima poiché ,come dice il mio caro amico e compagno Osvaldo Cammarota con il quale aderisco al gruppo "Innovatori x Bersani", sono giovane da molto tempo.
Casamicciola, 29 novembre 12
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