Il "Patrimonio Sacro" dell'isola d'Ischia costituito da almeno 75 chiese sparse su un territorio di appena 46 Kmq la gran parte costruite nel XVII e XVIII secolo costituisce elemento fondamentale ed imprescindibile per il consolidamento della matura economica turistica dell'isola e per quello che viene definito lo "sviluppo sostenibile".
La condivisione su questo punto della Direzione e di tutto il corpo redazionale è totale perché crediamo che il turista di oggi non può non amare i nostri costumi ed i nostri "colori" che sono inscindibilmente legati alle bellezze naturali ed al patrimonio endogeno. Essendo Ischia un' "isola antica" – come amava definirla il prof. Edoardo Malagoli (1923-2001), filosofo e storico, allievo di Benedetto Croce – cioè una terra "ricca di pregnanze storiche" dove l'uomo civile è arrivato fin dallo VIII secolo a.C. la "storia vivente" ,cioè quella degli uomini e delle donne che attraverso migliaia di generazioni l'hanno abitata da secoli, è di straordinario interesse per ogni visitatore che non ne può rimanere se non affascinato mettendola sulla stesso piano della bellezza dei panorami e della ricchezza delle acque termali.
Questa "storia vivente" è custodita soprattutto dalle nostre chiese.
Quando intervistai per i suoi 80 anni Mons. Pasquale Polito (1907-1994), prete, scrittore, poeta e storico della nostra isola, nel gennaio 1987 e gli chiesi come viveva un tempo la popolazione isolana Mons. Polito mi rispose "che allora la gente viveva in una grande semplicità e quindi era molto più attaccata ai valori religiosi tanto è vero che i nostri Padri facevano una doppia vita. La vita nei campi e la vita a mare, sulle barche della pesca del corallo che era una vita infame. Ma questi uomini avevano una grande fede e portavano nell'isola anche le devozioni ai santi che apprendevano nei loro viaggi. Così si spiega la devozione per Santa Maria di Costantinopoli ad Ischia, ad esempio, e portavano anche l'architettura, così si spiega quel miracolo architettonico che è la chiesa del Soccorso a Forio. La Chiesa era per questi uomini una "persona in più" della loro famiglia alla quale bisognava provvedere come alle altre persone della famiglia".
Per "quella persona in più della loro famiglia" gli ischitani facevano sacrifici e conferivano i loro risparmi non solo per costruire la "Casa di Dio" ma anche per arredarla e per mantenerla.
Anche il XVII secolo, il secolo della Controriforma per il cattolicesimo, fa sentire i suoi effetti nella già numerosa popolazione ischi tana – circa 15 mila abitanti – e così nascono anche qui le "Confraternite o le Congreghe" per una prima forma di economia solidale e di vita sociale comunque finalizzata all'altra vita eterna secondo i dettami del cattolicesimo. Ogni "casale" o ogni "contrada" ha quindi la sua chiesa – piccola o grande, ricca o povera a seconda del reddito degli abitanti del posto - e molti hanno una o più "congreghe" in una Diocesi, che pur piccola è una delle più antiche d'Italia, la cui istituzione è datata 1179 con il suo primo Vescovo Pietro di cui si trova traccia negli atti del primo Concilio Lateranense.
Nel XVIII secolo la popolazione isolana era già salita a circa 20mila abitanti e col censimento "delle anime" della Diocesi del 1747 vengono rilevati 420 preti oltre i "religiosi" per curare le numerose chiese.
Nel '600 Casamicciola, ad esempio, ha già due congreghe: quella di Santa Maria della Pietà costituita nel 1616 e che attualmente ha sede nell'omonima chiesa al Corso Luigi Manzi e quella di Sant'Anna costituita nel 1632 e che attualmente ha sede presso la chiesa di San Pasquale Baylon al Corso Vittorio Emanuele un tempo Via dei Cittadini.
Anche questa chiesetta di San Pasquale Baylon – che si può visitare soltanto il mercoledì e la domenica in occasione delle funzioni religiose - ha la sua storia e custodisce il suo tesoro di opere d'arte.
Il Priore Oreste Razzano ed il consigliere Nicola Morgera, quest'ultimo discendente del Parroco Santo di Casamicciola Don Giuseppe Morgera (1844-1898) per il quale è stata avviata la causa di beatificazione ,mi mostrano con orgoglio le 14 tavole della Via Crucis opera di Luigi Marti donate alla Chiesa dalla contessa Giulia Samoiloff nel 1844 e traggano dall'archivio – che meriterebbe di essere riordinato – la copia originale dello statuto del 1889 revisionato nel 1907 e nel 1935.
"Abbiamo circa 100 confratelli ma agli atti siamo circa 600 ed abbiamo avviato la revisione degli iscritti perché abbiamo bisogno di una reale partecipazione poiché siamo rimasti molto pochi per curare tutta l'amministrazione ordinaria e straordinaria della Chiesa" mi dicono all'unisono Oreste e Nicola che mi mostrano anche il quadro che raffigura San Giovan Giuseppe della Croce, l'altro patrono dell'isola con Santa Restituta, del 1734, i cui eredi in linea femminile Corbera,Mancusi, Baratelli e De Sanctis furono i realizzatori della chiesa che comunque ebbe in Antonio Morgera, fratello del Parroco Santo, insegnante e Cavaliere del Regno, il protagonista dell'attuale assetto giuridico.
"La tela avrebbe bisogno di restauro ma non abbiamo fondi comunque è acquisita al patrimonio inalienabile della congrega" affermano Oreste e Nicola che non mancano di sottolineare che
"nel giorno di Sant'Anna, il 26 luglio, la nostra chiesa vede il massimo di partecipazione popolare per la devozione alla Santa delle partorienti della quale abbiamo un bel quadro del XVIII secolo".
Anche quindi la piccola chiesa di Sant'Anna ha il suo scrigno che, nel solco di una tradizione secolare, viene custodito dai confratelli che si augurano che "anche i giovani non dimentichino le loro origini e la fede dei Padri".
Casamicciola, 2 maggio 11