“Serve davvero votare un ischitano alla Camera o al Senato o alla Regione o alla Provincia? Quale incidenza hanno avuto i politici locali diventati “nazionali”? E’ una bella domanda che richiede una risposta complessa talmente complessa che occorre fare la storia politica ed economica dell’ isola d’ Ischia partendo dal decreto “legislativo” del Luogotenente del Regno, Umberto II di Savoia, n.556 del 21 agosto 1945
controfirmato dal Presidente del Consiglio, Ferruccio Parri e dal Guardasigilli, Palmiro Togliatti con il quale si ricostruivano i sei Comuni dell’ isola dopo la parentesi di sette anni esatti di “Comune unico” costituito il 25 agosto 1938, sedicesimo anno dell’ era fascista, con regio decreto di Vittorio Emanuele III e controfirmato dal capo del Governo, Benito Mussolini e dal Guardasigilli Solmi.
Con la ricostruzione dei sei Comuni nascevano gli “amministratori comunali” e nasceva una classe dirigente tutta democristiana nata dalle ceneri del Comitato Civico Diocesano presieduto dal dottor Raffaele Monti (1911-1985) , sindaco di Casamicciola eletto nel 1946 con il sindaco di Lacco Ameno, Vincenzo Mennella (1923-1995) vice presidente. Questa classe dirigente tenne un convegno fondamentale a Casamicciola, nel Pio Monte della Misericordia, dal 13 al 15 maggio 1950 “che rappresentò un primo passo per una seria programmazione dello sviluppo dell’isola” scrive Vincenzo Mennella nelle sue memorie postume” ed otto anni dopo tenne un altro convegno – dal 28 al 30 marzo 1958 – sempre a Casamicciola nel Pio Monte della Misericordia presieduto dall’on. Giovanni Leone, Presidente della Camera dei Deputati, con l’ approvazione di un lungo documento finale di 16 punti con dettagliate richieste al Governo ed alla Provincia per il lancio turistico dell’ isola.
Quella classe dirigente tutta democristiana durò fino al 1970 cioè fino all’ istituzione della Regione mentre i Comuni avevano perso l’ omogeneità politica con l’ affermazione “alternativa” del PSI che più che una forza di sinistra fu una “Concentrazione Democratica (CD)” contro la “Democrazia Cristiana (DC)”. Cosa abbia saputo fare quella classe dirigente “comunale” che non aveva propri eletti in Parlamento in circa 25 anni meriterebbe un trattato di scienza politica ma alla luce della storia possiamo fin da ora esprimere un giudizio positivo.
Nel 1970 con l’ istituzione della Regione ed il mantenimento della Provincia – fino ad allora l’ ente locale più importante e prestigioso – si aprono le porte del Palazzo della Provincia in Piazza Matteotti a Napoli per i politici locali. Per la DC viene eletto consigliere provinciale Antonio Castagna (1914-1984) e per il PSI Giuseppe Iacono (1923-1991) ambedue di Casamicciola ed ambedue con un incarico di giunta dal 1970 al 1975. Ma la Provincia non è più l’ ente locale fondamentale ed è la Regione ormai il vero centro del potere. Per arrivare alla Regione bisogna aspettare il 1985 con Enzo Mazzella per la DC e Franco Iacono per il PSI. . Vi restano una sola legislatura. Cosa si è fatto in quei cinque anni? Cosa ci si attendeva da Enzo Mazzella e Franco Iacono? Cosa ha potuto fare la Provincia ormai solo al terzo livello di potere ed usata dai partiti del cosiddetto pentapartito, irreversibile formula di governo,con esponenti ischitani della DC, del PSI, del PSDI e perfino del PLI in circa 20 anni ? Anche su questo periodo c’è bisogno di una rigorosa ed obiettiva riflessione.
Nella “seconda Repubblica” abbiamo per la prima volta un senatore, Salvatore Lauro, eletto in Forza Italia e cioè di destra o centro-destra e Lauro resta 9 anni per due legislatura, una volta all’ apposizione ed un’altra in maggioranza, ed anche su questo decennio c’è bisogno di tracciare un bilancio perché Lauro dopo 10 anni abbandona la politica e non lascia né traccia né proconsoli ed abbiamo un consigliere regionale, Domenico De Siano, ex-democristiano che ha scelto il centro-destra e non il centro-sinistra,sindaco di Lacco Ameno per 10 anni ed anche consigliere provinciale ed ancora consigliere comunale di Lacco Ameno e perfino deputato al Parlamento per qualche giorno. Nessun uomo politico di tutti i tempi nell’ isola d’ Ischia ha avuto un tale cumulo di cariche. Quale significato ha questo cumulo di cariche di De Siano? Quale spiegazione si può dare ad un “caularone” o “ammucchiata” nel Comune capoluogo dell’ isola dove il sindaco Giosy Ferrandino, anche consigliere provinciale ma di minoranza, ex-democristiano ed ex-forza italia approdato al PD, si rende protagonista di una alleanza anomala tra la nuova destra e la nuova sinistra insieme per il potere con circa il 90% dei voti? Ma dove è la Politica e la sua ragion d’ essere? Anche queste sono domande che richiedono risposte lunghe.
Quello che personalmente ritengo che NON sia stato fatto e che invece era necessario fare è avviare una seria e praticabile Pianificazione Territoriale e Programmazione Economica. L’ isola d’ Ischia nonostante la classe dirigente sbarcata sul Continente non ha mai avuto un Piano Regolatore Generale in vigore ma soltanto nel 1995 con un decreto ministeriale di surroga dei poteri regionali un Ministro tecnico, Antonio Paolucci, approva un Piano Urbanistico Territoriale sovraordinato rispetto ai Piani Regolatori dei sei Comuni e mai un Piano almeno “intercomunale”. Questo Piano Paolucci vieta qualsiasi modifica del territorio tanto che il cittadino di Barano Q.A – classe 1957 - . viene denunciato dai Carabinieri per abusivismo edilizio nel corso dell’ operazione di sabato 19 gennaio 2013 per “la realizzazione abusiva di una scala in ferro per un valore stimato di euro 3000” afferma il comunicato dell’ Arma dei Carabinieri.
“La Pianificazione mancata” cioè “la storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza programmazione dal 1949 al 2012” al quale ho dedicato un piccolo libro di 47 pagine con una postfazione di Franco Borgogna edito dal nostro Osservatorio sui fenomeni Socio-Economici dell’ isola d’ Ischia (OSIS) rappresenta a mio parere la responsabilità più grave delle classi dirigenti di tutti i colori politici dal 1968 in poi sia a livello comunale che provinciale e regionale con maggiori responsabilità naturalmente dei due consiglieri regionali che proprio negli anni ‘ 80 quando arrivò la “Legge Galasso” potevano fare di più per dare all’ isola uno strumento urbanistico “possibile” che consolidasse lo sviluppo maturo e permettesse almeno uno sviluppo edilizio essenziale sia per l’ economia turistica sia per le esigenze sociali della popolazione.
Il “vincolismo assoluto” è facile codificarlo ma “regolare” uno sviluppo arrivato a 3mila imprese con 13mila iscritti al Collocamento e consentire di costruire dove e come è difficile ma questo era il compito della Politica e dei Politici.
Dagli anni ‘ 50 e fino ai primi degli anni ’90 del ‘ 900 e cioè per 40 anni ci sono stati i grandi interventi infrastrutturali e le grandi agevolazioni creditizie della Cassa per il Mezzogiorno fino a diventare i famigerati “interventi a pioggia” poi all’ intervento straordinario si è sostituito quello europeo con altri fondi ed altri interventi infrastrutturali e strutturali ma non è MAI stato approvato uno strumento urbanistico di coesione economica e sociale e di civile espansione edilizia. Così oggi l’ isola d’ Ischia, divisa in sei Comuni senza un ente sovra comunale di compensazione dei campanili come lo è stato l’ Ente per la Valorizzazione Ischia (EVI) per vent’ anni e cioè dal 1952 al 1972 con un ruolo insignificante della Provincia, ha uno sviluppo economico squilibrato e non ha un praticabile Piano Regolatore Generale con la più drammatica crisi finanziaria della sua storia recente e da qui la mia proposta di una Legge Speciale del Parlamento che costituisca un sol Comune, difenda lo sviluppo economico e sociale e permetta ad una comunità di circa 65mila abitanti di migliorare la sua qualità della vita con speranze di lavoro per i giovani.
“Il mare ci unisce pure al Continente non solo ci separa” ci diceva spesso il prof. Vincenzo Mennella. Dobbiamo certamente “esportare” una classe dirigente della politica nei Palazzi del potere a Napoli ed a Roma ma credo che sia ancora più urgente “formare” una nuova classe dirigente con quella passione civile a livello locale capace di discutere con entusiasmo per tre giorni in un convegno politico le linee programmatiche di uno sviluppo e di conquistare una Speranza.
Casamicciola, 21 gennaio 13