Il mio pezzo sulla “Litoranea Casamicciola-Lacco Ameno tra “opere perpetue” e “prediche inutili” contiene una omissione a me imputabile. Quando cito l’intervento del prof. Cristofaro Mennella sulla proposta del secondo anello stradale del 1967 ometto di indicare dove apparve. Apparve nel numero 2 del giugno 1967 sul “giornale socialista dell’isola d’Ischia diretto da Francesco Scalfati” ISCHIA ESPRESS.
Questa rettifica mi permette di ritornare sul tema della “rottura dell’omogeneità politica” che ho già affrontato – dal mio punto di vista che è quello di un “liberale socialista” che ha militato nel PSI dal 1968 al 1983 e che cerca di mettere se stesso ,prima di tutti, in democrazia interiore vedendo “il palo” nei propri occhi prima che “il pelo” in quegli altrui – quando ho cercato di tracciare a grandi linee la storia della mancata programmazione contenuta nel mio libretto “Ischia, la pianificazione mancata” pubblicato lo scorso mese di giugno 2012 per iniziativa del nostro piccolo Osservatorio sui fenomeni Socio-Economici dell’isola d’Ischia (OS.I.S.) con la bella postfazione di Franco Borgogna e che è stato allegato – senza aumenti del costo di 2 euro – al numero 4 de “La Rassegna d’Ischia” diretta da Raffaele Castagna. Per un lapsus veramente “freudiano” il libro – che è una racconta di una inchiesta apparsa a puntate su www. ischianews.com e su “Il Golfo” - contiene soltanto 9 puntate e manca la n.5 cioè la puntata che ho dedicato alla rottura dell’omogeneità politica determinata agli inizi degli anni ‘ 60 del ‘ 900 con la nascita del Partito Socialista e dei socialisti nei sei Comuni dell’isola. Questa mancanza non toglie molto all’obiettivo del libretto perché l’argomento è comunque presente nelle 9 puntate ed anzi mi sarei aspettato interventi pubblici atti a contestare quanto ho affermato.
Ho saputo però che alcune mie affermazioni hanno provocato dissensi in alcuni socialisti storici dell’isola che oggi hanno tuttavia completamente rivisto le loro opinioni e le loro prese di posizioni di trenta anni fa mutando completamente lo schieramento politico di oggi . Nella vita è cosa buona e giusta cambiare opinioni. Il dato di fatto è che un partito che negli anni ’80 aveva oltre 500 iscritti in tutta l’isola oggi non ha nemmeno un solo militante iscritto al rinato Partito Socialista Italiano diretto dal consigliere regionale toscano Nencini. Un partito che aveva un consigliere regionale addirittura approdato al Parlamento Europeo, un consigliere provinciale, decine di consiglieri comunali nei sei Comuni, oggi non ha nemmeno UNO SOLO dei circa 80 o meno o più consiglieri comunali che “militi” – cioè è formalmente iscritto – al nuovo PSI..
Negli anni ‘ 60 il PSI di Francesco Scalfati aveva un giornale periodico che usciva quando poteva e dove scrivevano non solo gli iscritti al partito ma gli “indipendenti di area”. Il prof. Cristofaro Mennella non fu mai un socialista. Era un “indipendente di area” che quel PSI indicò in rappresentanza del Ministero del Turismo nel consiglio di amministrazione dell’Ente Valorizzazione Ischia” insieme al geom. Ilvio Pizzetti, iscritto al PSI, che rappresentava il Ministero dell’Industria.
Perché nacque il Partito Socialista nei sei Comuni dell’isola? C’era una tradizione operaia nell’isola per permettere l’affermazione di una forza politica di sinistra, vicina ai comunisti e certamente laica e lontana dalla DC locale dichiaratamente clericale? Cosa determinò la rottura dell’omogeneità politica nei sei Comuni?
Ho cercato di soffermarmi sull’“omogeneità politica” “che caratterizzò per circa vent’anni, dal 1952 al1972, il quadro politico dei sei Comuni dell’isola d’Ischia.Bisogna vederne le luci e le ombre. La classe politica dirigente di quegli anni fu totalmente costituita dalla DC. Erano dc i sei sindaci, era dc il presidente della Provincia di Napoli che era il più importante Ente Locale, erano dc il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro per l’intervento straordinario del Mezzogiorno,il Ministro degli Interni e quello dei Lavori Pubblici, era dc il Presidente dell’Ente Valorizzazione Isola d’Ischia che agiva come vero e proprio super-Comune. Il Comune Unico sciolto nel 1945 dal Governo di Ferruccio Parri con il ritorno ai sei Comuni come prima del 1938,in realtà non fu mai abolito. Di fronte alla necessità di una “valorizzazione complessiva” dell’isola d’Ischia occorreva un progetto “unitario”. I sei sindaci tutti democristiani raggiungevano il “coordinamento politico” sulle opere pubbliche infrastrutturali soprattutto per il grande ruolo che svolgeva l’EVI, una sorta di “extraterritorialità”, come definì l’EVI il suo ultimo presidente, l’avv. Giovanni Di Meglio che per 18 anni, dal 1946 al 1964, era stato sindaco di Barano.
Questa omogeneità politica – al tempo della “valorizzazione” economica con il grande turismo di massa – favorì una stabilità amministrativa ed una grande stagione di investimenti privati oltre che di grandi interventi pubblici. Un buon resoconto di quegli anni è contenuto nell’ultimo numero di “Lettera da Ischia”, la rivista dell’EVI, nel 1972 dal titolo: Venti anni di costante attività per il progresso dell’isola d’Ischia”. L’opera di valorizzazione fu effettivamente gigantesca. Nell’editoriale di commiato di questo ultimo numero di “Lettera da Ischia” dal titolo: “Un libro bianco per Ischia” l’avv. Giovanni Di Meglio scrive che questo “articolo bianco” sui 20 anni di attività sintetizza” la vita di un ente del quale forse alcuni hanno criticato, e talvolta anche in forma appassionata e polemica”,la superata e modificabile struttura ma del quale forse più nessuno contesta la validità e la necessità come organismo gestore e coordinatore di tutti quei servizi e quelle iniziative pubbliche che non possono non svolgersi o intraprendersi su un piano isolano, nonché come promotore e sollecitatore di straordinarie opere pubbliche di interesse collettivo e di opportuni interventi imprenditoriali privati che favoriscano l’armonico e ordinato sviluppo della vita e dell’economia di tutta l’isola d’Ischia”.
In tema di Pianificazione Territoriale l’EVI aveva già “approntato” (questo era il suo compito non poteva “adottarlo ” perché spettava ai Comuni) il Piano Regolatore nel 1959 affidato al prof. Luigi Tocchetti, poi rivisto nel 1964 dall’arch. Ugo Cacciapuoti fino a quando con l’entrata in vigore della legge 7-8-1967 n. 765 – la Legge Ponte che imponeva ai sei Comuni di redigere il Piano – l’EVI non dette incarico all’arch.prof. Corrado Bequinot di redigere il Piano Regolatore Intercomunale. Nel 1972 al termine della vita dell’Ente “tale piano studiato, approfondito, discusso con le Amministrazioni Comunali, deve essere solamente discusso dai Consigli dei sei Comuni isolani ai quali l’Ente Ischia ha da tempo inviato il progetto definitivo” (pag.36-ultimo numero di Lettera da Ischia. Perché quel Piano Bequinot non fu mai approvato? Probabilmente fu la rottura dell’omogeneità politica e l’abolizione dell’EVI voluta soprattutto dai socialisti.
Già alla metà degli anni ‘ 60 soprattutto per merito di Francesco Scalfati il PSI divenne il più forte partito di opposizione nei sei Comuni dell’isola. Nel 1964 il PSI riportò in consiglio provinciale l’avv. Francesco Regine di Forio che era stato consigliere nel 1952 e soffiò Barano alla DC che vinse per pochi voti ad Ischia Città, a Casamicciola ed a Forio ma bene a Lacco Ameno e Serrara-Fontana. Il PSI aveva una politica nazionale e provinciale di centro-sinistra ed una politica locale di alternativa alla DC. Sul piano locale il PSI divenne piuttosto una “Concentrazione Democratica” contro la DC che un partito di sinistra. Perchè si affermò? Perché si sentì una esigenza di libertà. Gli uomini della DC – Vincenzo Telese, Antonio Castagna, Vincenzo Mennella, Vincenzo Mazzella, Pietro Carlo Mattera, Giovanni Di Meglio – erano fortemente legati alla Chiesa con caratteri autoritari. Una popolazione sempre più scolarizzata avvertiva una esigenza di libertà politica. Per capire il clima di quegli anni ‘ 60 forse bisogna riportare la testimonianza del prof. Edoardo Malagoli (1918-2001) contenuta nell’intervista-documento che mi rilasciò nel 1987 e che è contenuta nel mio libro “Tempi d’Ischia”.
Malagoli che insegnava italiano e storia al liceo classico cominciò a fare scandalo con il suo “rivoluzionario insegnamento” liberale da allievo di Benedetto Croce.
“Furono gli anni in cui ad Ischia operava con molta durezza, con molta autorità un vescovo, Mons. Cece, con il quale ebbi scontri duri. Ci furono da parte sua delle denunce al Ministero della P:I:, inchieste a non finire da parte di ispettori centrali, per il mio insegnamento laico, liberale non in senso politico ma in senso storico,ed ho sperato per molto tempo che le denunce che mi piovevano addosso portassero il mio caso alla Corte Costituzionale perché era evidente la contraddizione esistente nella Carta Costituzionale tra l’art.7 che regola i rapporti tra Stato e Chiesa e l’art.33 che afferma che l’arte e la scienza sono libere e libero il loro insegnamento. Non fu chiarito per prudenza delle autorità scolastiche di allora ma furono anni duri perché c’era una certa intolleranza di una certa opinione pubblica” ricorda Malagoli (pag.28 Tempi d’Ischia). Il PSI di Scalfati seppe cogliere l’esigenza di una società più aperta ma visse la contraddizione di “oppositore” della DC sul piano locale ed “alleato” della DC sul piano nazionale, provinciale e dal 1970 “regionale”. Personalmente aderii al PSI come “liberale”, come “anticlericale”, non come marxista o leninista. Ero lontanissimo dalla DC come “anticlericale” ma non sono mai stato “anticomunista”.
Con l’istituzione della Regione nel 1970 passarono alla sua competenza sia il turismo sia la pianificazione. Volevamo una “Repubblica delle Autonomie” dove tutto il potere fosse insediato nelle Istituzioni e da qui la convinzione di tre livelli di potere locale – Comuni, Province, Regioni – ma senza Enti Pubblici Monofunzionali con “autonomia di bilancio”. Ecco perché l’opposizione all’EVI.
L’EVI fu sciolto: nacquero sulle sue ceneri il CAFI, il consorzio acquedotto e fognature dei sei Comuni e l’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo di Ischia e Procida. Ma la Regione non ha approvato in 42 anni una legge sull’organizzazione turistica sub-regionale e l’Azienda di CST è commissariata da almeno 30 anni tranne la breve guida dell’avv. Umberto Di Meglio negli anni ’80. I governi regionali di centro-sinistra poi di “pentapartito” sempre con il PSI al governo non riuscirono a dare all’isola d’Ischia un Piano Regolatore Generale Intercomunale.
Ci stava riuscendo negli anni ’80 l’assessore Guido D’Angelo ma D’Angelo si dimise e poi venne nel 1984 la Legge Galasso che imponeva alla Regione il Piano Urbanistico Territoriale che a sua volta la Regione non seppe approvare. Solo nel 1995 per iniziativa del Ministro ai Beni Culturali, Antonio Paolucci, viene approvato il Piano Urbanistico Territoriale dell’isola d’Ischia da parte del Governo che esercita i poteri “sostitutivi” nei confronti della Regione inadempiente. E’un piano ipervincolistico che di fatto e di diritto blocca lo sviluppo urbanistico dell’isola”.
Gli anni ‘ 80 furono quelli dell’“omologazione comportamentale” tra i leader della DC e del PSI sia in campo nazionale sia in campo regionale e locale .Il “pentapartito senza alternative politiche” cioè DC-PSI-PSDI-PRI-PLI per un decennio “bloccò la democrazia che è tale solo quando una maggioranza può essere “ribaltata”. Poi venne “tangentopoli” con la distruzione soprattutto del PSI diretto da Craxi.
Quella spinta dei socialisti verso una autentica politica di “riforme di struttura” durò dal 1963 al 1983, circa vent’anni, con la punta massima dell’entusiasmo nel 1978 con il congresso di Torino del 1978 quando il “rinnovato” PSI tenne il congresso sulla tesi del “Progetto ‘80” di Giorgio Ruffolo.
Ritengo che quel “Progetto ‘ 80” sia – anche sul piano locale – terribilmente attuale e che anzi bisogna riproporlo con nuovo entusiasmo facendo ammenda degli errori commessi. Non vedo giovani con entusiasmo “rivoluzionario” in giro.
Forse è il caso di salvare l’isola d’Ischia con la gerontocrazia.
Casamicciola, 21 settembre 12-equinozio d’autunno
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