“Abusivismo selvaggio tollerato e favorito dalle pubbliche amministrazioni che dovrebbero reprimerlo”. Duemilatrecentoquattrordici ricorsi depositati al Tribunale Amministrativo partenopeo nel 2011 per edilizia ed urbanistica. Questo è uno dei settori che impegna maggiormente i giudici amministrativi costretti ad un superlavoro”.
Così scrive Andrea Acampa sul “Roma”di domenica 4 marzo 2012 nel suo “attacco” della cronaca dell’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale Amministrativo della Campania inaugurato dal Presidente del Tar, Antonio Guida.
Continua il cronista: “Gli enti locali si sono mostrati tolleranti nella gestione del territorio e l’abusivismo ha prodotto effetti disastrosi. Senza mezzi termini il presidente del Tar della Campania, Antonio Guida, denuncia, ancora una volta, come negli anni precedenti, l’eccessiva tolleranza, il mancato controllo e peggio ancora l’aver favorito anziché reprimere la costruzione di immobili abusivi”. Secondo il cronista Acampa il passaggio del presidente Guida sull’abusivismo edilizio “è uno dei più significativi della relazione letta nella sala Filangieri del Palazzo del Tar di piazza Municipio.
“L’inefficienza e la tolleranza degli enti locali nel controllo e nella gestione del territorio e l’abusivismo dilagante e talora irresponsabile – precisa Guida - contribuiscono a determinare, oltre che la distruzione di un patrimonio naturale unico al mondo, risorsa essenziale per attività economiche, investimenti e occupazione, le conseguenze disastrose che puntualmente si sono verificate anche nello scorso anno”.”In tutta la Campania c’è… un abusivismo selvaggio, tollerato e favorito dalle amministrazioni pubbliche che dovrebbero reprimerlo”. Guida ha ricordato i ricorsi pervenuti nel 2011 in alcune località turistiche come Ischia (48 ricorsi), Capri (62), Sorrento (67) “territori cioè sottoposti a vincoli paesaggistici, a rischi idrogeologici e località di grande richiamo turistico”.
Il “Roma" con la sigla dello stesso cronista Acampa riporta nella stessa pagina – la n. 7 “Primo Piano – “le reazioni” al discorso del magistrato Guida delle Autorità presenti. Il “governatore” (continua la prassi di chiamare in tal modo il presidente della giunta regionale ndr) Caldoro “ci tiene a precisare che la competenza della Regione è limitata ai “piani paesaggistici”sui quali c’è “una programmazione su scala molto larga mentre il controllo sul territorio per la parte dell’edilizia è compito dei Comuni”e non nasconde “criticità”(termine alla moda ndr) “legate alla decisione della Corte Costituzionale relative al condono 2003 e che si trascinano”. Dal canto suo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, annuncia l’abbattimento di 100 abitazioni nel 2012 mentre il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, condivide” la lotta ad ogni forma di tolleranza ma è importante saper distinguere tra i casi di speculazione edilizia e quelli di bisogno primario”(come se la Legge non fosse una ma due; una per i “poveri”ed un’altra per i “ricchi”! ndr). Infine il presidente dell’associazione ambientalista di sinistra Legambiente, Michele Buonomo, chiede che “la denuncia del presidente del Tar non cada del vuoto perché l’abusivismo edilizio tollerato e tante volte incentivato ha fatto danni e lutti in Campania” dichiarandosi “contro i condoni edilizi” (lasciamo perdere: l’ambientalismo sarà credibile quando imparerà a dire SI non solo NO ndr).
A leggere questa cronaca – dopo aver fatto un excursus sulla mancata pianificazione territoriale nell’isola d’Ischia dal 1949 ad oggi nelle puntate precedenti – il primo pensiero che nasce in chi scrive questa nota è per Ugo La Malfa (1903-1979), fra i fondatori del Partito d’Azione (1942) e dal 1948 fino alla morte militante nel Partito Repubblicano Italiano, precursore come Ministro del Bilancio della politica di Programmazione in Italia con la famosa “nota aggiuntiva”al bilancio dello Stato nel 1962 e “l’obiettivo fondamentale della politica urbanistica è di tradurre sul territorio i programmi economici. La Programmazione Economica e la Pianificazione Urbanistica non rappresentano due fasi separabili sotto il profilo operativo ma sono due aspetti di un unico processo”(Fuà-Sylos-Labini – “Idee per la Programmazione Economica – 1963)
Diceva La Malfa che “l’Italia è il Paese dove la responsabilità collegiale finisce sempre nella irresponsabilità collettiva”. Ho sempre interpretato l’ acuta osservazione di La Malfa – uno dei politici che ho più ammirato e nella cui azione mi sono sovente riconosciuto - come esempio emblematico dello “spezzettamento”delle “competenze istituzionali”fatto in modo tale che una “responsabilità collegiale” fra vari enti – Stato, Regione, Provincia e Comuni - finisce in una “irresponsabilità collettiva”così il riferimento del presidente del Tar Guida “alle pubbliche amministrazioni che hanno tollerato e favorito l’abusivismo selvaggio invece di reprimerlo”mi pare calzare a pennello con l’osservazione di La Malfa: una “responsabilità”divisa fra più enti “nelle rispettive competenze”finisce in una “irresponsabilità collettiva”. Nessun Ente e nessuna classe dirigente si sente “pienamente”responsabile dell’accaduto.
Ed invece c’è bisogno di trovare un “responsabile principale”, un’origine di questa “responsabilità”perché mi pare che i meno responsabili dell’abusivismo edilizio siano propri i più “piccoli”, gli “ultimi o i primi”anelli del decentramento amministrativo dello Stato e cioè i Comuni sui quali invece viene addossata la colpa principale della mancata “repressione dell’abusivismo edilizio”. Essendo i Comuni, con i loro sindaci ed i loro amministratori di qualsiasi colore politico, i più vicini alle esigenze di sviluppo e cioè di sopravvivenza dei propri cittadini come rispondere alle loro richieste del diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla vivibilità? E queste località come Ischia, Capri, Sorrento, vincolate sì come beni paesistici, ma anche “di grande richiamo turistico”non hanno creato un’economia capace di dare lavoro ai propri cittadini proprio con lo sviluppo edilizio? Di chi deve essere il compito di coniugare la difesa del paesaggio con l’espansione economica capitalistica o libero mercato capace di dare lavoro non essendo questo garantito dallo Stato ? Chi deve contenere quella che il prof. Edoardo Malagoli chiamava “la pressione storica dello sviluppo”?
Abbiamo fatto la storia del Piano Regolatore Generale dell’isola d’Ischia o meglio dei sei Piani comunali. Siamo partiti dal Piano Bequinot del 1968 ma abbiamo “rintracciato”anche il Piano Paesistico Calza-Bini del 1943 e raccontato della sua “rimozione”per almeno ventisette anni. Abbiamo raccolto le Memorie postume del sindaco di Lacco Ameno per un trentennio , Vincenzo Mennella, il “professore di latino che se ne intendeva di bilanci”come lo definì Oriana Fallaci, che scrive che “Bequinot consegnò i sei Piani, più o meno concordati con le singole amministrazioni comunali le quali, tuttavia, assunsero atteggiamenti difformi l’una dalle altre. Aggiungasi che, quando faticosamente alcuni Comuni arrivarono all’adozione dei rispettivi Piani e alla relativa pubblicazione, l’iter per la loro approvazione da parte della Regione fu talmente lungo che, quando i Piani tornarono ai Comuni, il territorio era stato ulteriormente stravolto. Basti ricordare che, per Lacco Ameno, uno dei Comuni che fece più presto degli altri, il Piano fu inoltrato nel 1973 e tornò approvato con sostanziali modifiche nel 1983. Né questo significava poter disporre di un Piano Regolatore credibile perché ad esso dovevano seguire i Piani esecutivi e tanti adempimenti connessi che ne resero inutile la stessa approvazione se non per continuare a dire no anche per le esigenze fondamentali del cittadino”(pag.56). Abbiamo citato il volume “Un piano regolatore per gli anni ottanta” del 1979 del sindaco d’Ischia Enzo Mazzella, poi la Legge Galasso del 1984 e l’approvazione del Piano Paesistico del Ministro Paolucci nel 1995 dopo 11 anni di inadempienza regionale. Da allora – 1995 – diciassette anni di immobilismo con l’ennesima promessa del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia mai approvato pur nella sua “inutilità”.
Emerge un FALLIMENTO totale della Regione come Ente di Programmazione e Legislazione e delle sue classi dirigenti della prima e seconda Repubblica ed un rimpianto per il vecchio Stato centralistico che funzionava meglio. Sconfitta amarissima per i riformisti della “Repubblica delle Autonomie”.
Se questo accadeva ieri oggi è ancora peggio perché la Regione – con buona pace del presidente Caldoro – non ha un piano paesistico per l’isola d’Ischia né per Capri né per Sorrento e non ha una politica urbanistica per l’isola d’Ischia che non sia il vincolismo assoluto inconcepibile, per definizione, in una economia aperta dove vivono 65 mila persone, 3mila imprese, almeno 10mila lavoratori stagionali , 3200 studenti delle superiori.
9 – continua/ Ritorno allo Stato con una Legge Speciale per Ischia, per Capri e per Sorrento
Casamicciola, 18 marzo 2012-03-17