Ischia News ed Eventi - Amarcord - Le radici del mio giornalismo al tempo dei “padroni del vapore”

Amarcord - Le radici del mio giornalismo al tempo dei “padroni del vapore”

Cultura
Typography

Per caso.
Ho cominciato a fare il giornalista per caso. In una realtà locale piccola — l’isola d’Ischia — e isolata dal Continente e dalla città capitale, Napoli, dove la stampa era rappresentata da due giornali: Il Mattino, di proprietà del Banco di Napoli, la più potente banca del Mezzogiorno controllata dalla Democrazia Cristiana; e, dopo l’arrivo dei socialisti al governo, oggetto della “lottizzazione” soprattutto di DC e PSI, ma con spezzoni anche di PSDI, PRI e PLI.

Il Mattino era il giornale del governo. Entrare a Il Mattino significava entrare nelle stanze del potere, con adeguata remunerazione economica.

Poi c’era Il Roma, di proprietà del più grande armatore del Sud, Achille Lauro. Era il giornale di destra, addirittura monarchico, perché Lauro aderiva al PDIUM — Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica. Il simbolo del PDIUM era “stella e corona”: la stella della flotta Lauro e la corona della monarchia.

Negli anni Sessanta del Novecento, a Napoli, il giornalista potevi farlo o a Il Mattino o a Il Roma. Ernesto Rossi (1897-1967), il più grande giornalista-polemista di quel tempo, scriveva su un settimanale laico, Il Mondo. Egli avrebbe potuto dire anche dell’editoria — che è comunque impresa economica, come insegnarono Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori — che era nelle mani dei “padroni del vapore”, così chiamava i nuovi imprenditori della neonata Repubblica.

Da un luogo di provincia si poteva essere solo “corrispondente” de Il Mattino o de Il Roma, con compensi “a rigaggio”, cioè a seconda delle note pubblicate, e con la copia omaggio da ritirare presso l’edicola indicata. Ho cominciato così.

Poi ho partecipato alla nascita della “stampa locale” nell’isola d’Ischia, perché si era accresciuta la sua dimensione economica e sociale. Era il 1970, l’anno in cui nasce La Tribuna Sportiva dell’Isola d’Ischia, alla quale partecipai. Durò due anni.

Nel 1971 nacque Il Giornale d’Ischia, un quindicinale fondato da Franco Conte (1938-1988), che aveva maturato in Canada, al Corriere Canadese, una buona esperienza. Costituì una piccola società editrice con amici e indicò una linea editoriale di centro-sinistra (democristiani di sinistra e socialisti non vicini al PCI). Da direttore editoriale pose però dei paletti all’ingerenza dell’editore — politici e imprenditori — portando con sé un po’ di giornalismo inglese o anglosassone: i fatti vanno raccontati con precisione; le opinioni sono libere, ma valutate dalla direzione.

Il Giornale d’Ischia — quindicinale, poi settimanale e infine mensile — durò cinque anni: nacque nel giugno 1971 e morì nel giugno 1975, con un editoriale di apertura ma senza un editoriale di chiusura. La collezione è di circa 120 numeri, ma non li ho contati. Ne custodisco una parte, perché quei cinque anni, in cui avevo dai 21 ai 26 anni, furono i più importanti della mia vita.

Ho imparato a fare il giornalista con Franco Conte, e tutto ciò che ho appreso dopo è stato un ampliamento di conoscenze ed esperienze tra Ischia e Napoli, dove la tipografia “Lampo” del barone Sandro Torella fu la sede della mia “università di piombo”, con il proto Salvarezza.

Sono stato educato, mi sono formato al tempo del giornalismo dei padroni, degli editori. Ma era un tempo di civile partecipazione, e la stampa non poteva non essere colta. Così, oltre la destra, il centro e la sinistra, i giornali avevano redazioni pensanti, non necessariamente appiattite sull’indirizzo politico dell’editore.

Ho imparato a dissentire da allora.
A mantenere una dignità professionale da allora.
A considerare i fatti sacri e liberi i giudizi.
A garantire la più ampia ospitalità sul giornale ai comunicati di parte, ma ben chiari, che esprimevano la posizione dei firmatari e non l’indirizzo del giornale.

Ho aneddoti da ricordare. Credo che saranno utili anche oggi, in un tempo in cui c’è una stampa “privata”, ma, per me, lontana dai miei tempi.

(1 – continua)
G. M. – 4 novembre 2025