Il prezzo del latte è ai minimi storici, le stagionature sono piene, il prezzo del formaggio cala e non è più remunerativo. Se si vuole dare una speranza a migliaia di piccole aziende bisogna fare resistenza: una solidale “resistenza casearia”. Aiutiamoli a ristabilire la dignità di produrre secondo tradizione, conservando razze antiche e proteggendo dal degrado territori incontaminati. Guadagnando il giusto.
Dalla Sardegna alle montagne d'Abruzzo, i piccoli produttori sono in forte crisi, e protestano perché il prezzo che ottengono per il loro latte non basta neppure a coprire i costi, è fermo al livello di trent'anni fa mentre, in questi anni, i pastori hanno ammodernato ovili e costruito caseifici a norma, contraendo mutui. Le industrie trasformatrici sostengono di non poter pagare un centesimo di più, perché fanno fatica a vendere – i consumi di pecorino sono in calo – ma nello stesso tempo aumentano le delocalizzazioni e le importazioni di grandi quantità di latte dall'Est a prezzi bassissimi.
In Sardegna – la regione al mondo che produce più latte ovino – i caci si accumulano nelle stagionature invenduti, l'esportazione è in affanno, il prezzo del latte ha raggiunto i minimi storici (65 centesimi al litro, ma per recuperare i costi e guadagnare qualcosa non dovrebbe essere inferiore a 80). Allo stesso modo soffrono altre aree storicamente vocate alla pastorizia: Molise, Campania, Sicilia. In Abruzzo molti pastori, stanchi di ricorrere ai mutui e alle anticipazioni delle banche, iniziano a vendere le pecore.
Eppure l'allevamento ovino è una risorsa fondamentale per le montagne e per le aree più marginali e depresse del nostro Paese. Se si vuole dare una speranza a migliaia di piccole aziende bisogna fare resistenza: una solidale “resistenza casearia”. Per ristabilire la dignità di produrre secondo tradizione, conservando razze antiche, proteggendo dal degrado territori incontaminati. Guadagnando il giusto.
Il gruppo di acquisto organizzato da Slow Food propone un pacco contenente una forma di Fiore Sardo dei pastori, Presidio Slow Food, e una forma di pecorino abruzzese del Presidio del Canestrato di Castel del Monte o della Comunità del cibo dei pastori dell'Appenino Abruzzese e Molisano.
Il gruppo di acquisto garantisce ai produttori 16,00 Euro al kg + Iva, per premiare una forma di allevamento che rispetta cultura e territorio: le pecore pascolano in territori incontaminati, molti produttori sono biologici e molte delle aziende coinvolte si trovano all'interno di aree protette – Parchi Nazionali d'Abruzzo, della Majella, del Gran Sasso e Parco Regionale del Sirente - gli animali si nutrono di erba fino a quando la stagione lo consente, le tecniche di produzione sono tradizionali.
Il Fiore Sardo dei Pastori, prodotto dagli aderenti all’Associazione Pastori di Barbagia, Presidio Slow Food, è il più antico formaggio di Sardegna. Viene prodotto a latte crudo, a ogni mungitura. I pastori vivono in abitazioni vicine agli ovili, spesso a decine e decine di chilometri dalle loro famiglie, e non lasciano mai il gregge incustodito. Il loro latte è lavorato ancora con la lapiolu, la grande caldaia di rame stagnato fatta a campana. Il canestrato di Castel del Monte, abruzzese, è il pecorino storico della transumanza, quello che da secoli si produce sui pascoli dell'Appennino abruzzese. Su questo formaggio e sulla lana delle pecore si costruivano fortune. Oggi la realtà è ben diversa. Il progetto coinvolge alcune aziende del Gran Sasso che lavorano latte proprio e latte raccolto da 17 piccoli allevamenti locali, e la Comunità del cibo dei pastori dell’Appennino Centrale Abruzzese e Molisano, che riunisce 12 aziende – molte biologiche - che lavorano esclusivamente latte del proprie pecore.
Il pacco costa 110 Euro (comprensivi di Iva) più le spese di spedizione e contiene:
- una forma di fiore sardo dei pastori (peso da 3 a 4 kg)
- una forma di pecorino abruzzese (da 1,8 a 3 kg).
Al prezzo pagato ai pastori abbiamo sommato solo i costi per il confezionamento, la gestione degli ordini e il trasporto del formaggio per i riordini. Non ci sono altri intermediari oltre a Slow Food, che non ricava nessun utile dall’operazione.
Slow Food ringrazia Giorgio Cravero, stagionatore in Bra, per la collaborazione.
Per maggiori informazioni sul progetto puoi scrivere a
Le spedizioni dei pacchi inizieranno dalla prima settimana di novembre.