Nell’ambito della manifestazione "Settembre a Lacco Ameno- Incontri nel verde" organizzato dalla Valentino Comunicazioni su finanziamento della Regione Campania si è svolta venerdì 18 settembre 2015 alle ore 21:00 in Piazza S. Restituta la presentazione del libro del giornalista Carlo Gambalonga "Casa Ansa – da settant’anni il diario del Paese" edito dal Centro di Documentazione Giornalistica.
E' stata una "presentazione letterale" nel senso di semplice "mostra o esibizione" del volume da parte di un presentatore, di due relatori e dell’autore con interventi brevissimi e senza dibattito alla presenza di poche persone forse più interessate al concerto del cantante napoletano Peppe Servillo e del suo quartetto che doveva esibirsi nella stessa Piazza alle 22 che alla presentazione di un libro per addetti ai lavori.
Peccato.
Il libro di Carlo Gambalonga avrebbe meritato una "Giornata di Studio o di Formazione" soprattutto riservata ai giovani giornalisti di oggi alle prese con "un mestiere di poco avvenire e scarsa moralità" come lo definisce Piero Ottone, 90 anni, uno dei Maestri del giornalismo italiano in una intervista a Giuliano Zincone su "Sette" del "Corriere della Sera" del 20 giugno 2015.
Ottone consiglia ai giovani che vogliono fare i giornalisti "di andare un po'a Londra e a New York per respirare l’aria di quel giornalismo lì". Se Ottone è così sfiduciato per le prospettive di lavoro dignitoso nella stampa nazionale figuriamoci come deve essere lo stato d'animo di chi oggi comincia a fare il giornalista nella stampa locale con questa crisi economica e finanziaria aggravata dalla proliferazione di Internet!!!
Ho sempre praticato l’autoformazione e partecipato SEMPRE alle occasioni "formative" come forma mentis e prima ancora che l'Unione Europea introducesse l'obbligo ed il diritto alla "formazione permanente". Nell'ottobre del 1987 come Associazione della Stampa delle isole di Ischia e Procida portammo Piero Ottone a presentare e discutere del suo libro "il Buon Giornale" che fu regalato ad ogni giornalista locale iscritto. Ricordo la visita di Piero Ottone al "Settimanale d'Ischia" nella vecchia sede a S.Michele con Domenico Di Meglio.
Il giornalismo è una passione straordinaria. Il giornalista non è un mestiere come un altro. Chi fa questo lavoro lo inizia generalmente per edonismo o per esibizionismo, per amore della lettura e della scrittura e poi con la voglia di cambiare le cose del mondo. E'una passione quella per il giornalismo che ieri come oggi fiorisce presto. Personalmente ho cominciato a 15 anni – insieme a Domenico Di Meglio e Gianni Vuoso - ma francamente non avrei mai immaginato che sarebbe diventato così importante nella vita tanto da preferirlo all'altra passione, quella per la politica.
Divenni "informatore" – cioè chi dà la notizia ma non la scrive o meglio la scrive ma è pagato come una "informazione" – dell'ANSA, la più importante agenzia di stampa nazionale e la quinta nel mondo a poco più di 20 anni nel 1971 ma il rapporto si incrementò soltanto 10 anni dopo nel 1980 con la nascita della "quarta rete" che si occupava dell'informazione locale. Dal 1984 al 2006 cioè per 22 anni sono stato il "corrispondente" dell'ANSA dalle isole di Ischia e Procida con dignità di contratto giornalistico.
Ho cominciato a "dettare" la notizia o l'articolo via telefono in "R" – cioè a carico del ricevente – ai dimafonisti che poi sbobinavano il pezzo lo passavano al redattore di turno che lo valutava, lo correggeva e nella maggior parte dei casi lo tagliava e lo metteva in rete. Il "take" doveva essere al massimo di 24 righe. Il manuale di scrittura era quello del mitico direttore Sergio Lepri: nelle prime righe tutta la notizia, pochi aggettivi e soprattutto i dati, i numeri.
Quando andavo ai convegni di ogni genere – da quelli politici ai finanziari o addirittura a quelli scientifici – e mi venivano chiesti due o tre "taikes" dovevo sintetizzare logorroici interventi in una o due righe e dovevo cogliere il concetto essenziale di un lungo discorso. Gli interventi in convegni o manifestazioni di Ministri o uomini di Stato dovevano essere "concertati" ad evitare proteste e contenuti nei limiti dell'ANSA e cioè al massimo entro 10 righe. I convegni sono stati la mia "Terza Università".
L'ANSA essendo l'Agenzia ufficiale doveva puntare al massimo dell'obiettività e chi scriveva per l'ANSA si doveva spogliare di ogni opinione o tendenza politica.
Per me è stata una grandissima scuola dove effettivamente si poteva praticare l'insegnamento dei fondamentali del giornalismo nato in Inghilterra nel XVIII secolo: "Sacri i fatti e liberi i giudizi" che poi quel grande Maestro di Lamberto Sechi trasferì al mitico "Panorama" degli anni ‘ 60 e ‘ 70 con il sottotitolo: "i fatti separati dalle opinioni". L'ANSA riempiva di RESPONSABILITA'ogni giornalista che ci lavorava dal più piccolo al più grande. I dipendenti dell'ANSA erano 970 nel 1995, il massimo punto di espansione, di cui 421 redattori e 129 collaboratori con l'art.12 del contratto giornalistico e cioè i corrispondenti da piccoli centri.Io ero uno di questi 129 e la mia sigla era W05 con la quale firmato i pezzi. Ricordo quando dettavo ai dimafoni che mi invitavano ad essere ulteriormente breve e la chiosa finale:" W05 a voi studio". Il giornalista di agenzia – lo ricorda nel libro Carlo Gambalonga - svolge un lavoro umile perché non appare la sua firma ed i giornali "utilizzano" il pezzo senza nemmeno la citazione ANSA. Solo quando è una notizia "pericolosa" il giornale o la televisione cita l'ANSA. Il prestigio dell'ANSA fu acquistato sul campo. Trasferii la mia esperienza all'ANSA al mio lavoro principale all'Ufficio Stampa della Provincia di Napoli che trasformai sotto la presidenza di Amato Lamberti in "Agenzia Stampa".
Avevamo anche un giornale interno chiamato "Vita dell'ANSA" durato fino al 1990. Poi con l'affermazione di internet è cambiato tutto ed è cominciata la politica dei tagli al personale. La mia storia con l'ANSA si chiude nel maggio 2006 con molto rimpianto ed amarezza. Il libro di Carlo Gambalonga, che ha chiuso la sua carriera nel 2014 come vice direttore vicario conservando un rapporto di consulenza, non è agiografico ma dedica ampio spazio ai rapporti interni. Oggi l'ANSA ha 706 dipendenti ben 264 in meno rispetto a 20 anni fa.
Punta oggi l'ANSA ad un grande servizio fotografico, un portale, gli abbonamenti ma subisce una concorrenza spietata non solo dai grandi giornali ma da Facebook e Twitter che sono diventati delle vere e proprie agenzie.
Ho conosciuto colleghi di grande professionalità ma anche scadenti persone sul piano umano.
Nella redazione napoletana che ho frequentato per oltre vent’anni ho conosciuto persone di grande valore come Umberto Borsacchi, storico responsabile della redazione al quale dopo la morte in un incidente stradale subentrò Paolo Di Tullio e poi Mario Zaccaria e lo stesso Gambalonga che ha voluto nella dedica definirmi "storico giornalista dell'ANSA da Ischia" e l'aggiunta "con grande stima e antico affetto". Mi ha fatto piacere. Mi sono sempre ritenuto principalmente un giornalista di agenzia anche con la collaborazione al concorrente dell'ANSA, l'AGI-Agenzia Giornalistica Italia,con la quale collaborai dal 1978 al 1980 imparando l'importanza dell'economia e della statistica.
Carlo nel libro traccia tutta la storia dell'ANSA dal 1945 al 2015, la sua affermazione, la sua espansione, i suoi grandi scoop, il suo servizio per tutta la stampa italiana e per le Istituzioni della Repubblica. Ma fa di più. Lega la vita dell'ANSA ai grandi avvenimenti di questi ultimi 70 anni dove l'ANSA con i suoi giornalisti è stata presente. Ma da sindacalista aziendale narra anche le conquiste sindacali come il Comitato di Redazione per testimoniare la "democrazia del lavoro" che bisognava e bisogna istituire in ogni giornale se si vuole predicare la democrazia politica nella società civile.
Insomma è un libro da leggere e studiare e discutere per i giovani soprattutto perché se il giornalismo si è aperto ai nuovi mezzi di comunicazione con i "social" e quindi è stato potenziato il pluralismo si pone oggi il problema della "sussistenza economica" dei lavoratori d'informazione, dei contratti di lavoro, delle piccole aziende editoriali, della sopravvivenza della stampa locale soprattutto.
Il pessimismo di Piero Ottone non è fuori luogo. Ma bisogna trovare spiragli di ottimismo e nonostante tutto in questa società disumanizzata dall'egoismo e dalla corruzione se un giovane ha tenacia e talento riesce a farsi strada anche se – come tutte le strade giuste – è in salita.