Esibizionisti e voyeur, feticisti e sacerdotesse, serial killer e femmine sull’orlo di una crisi di nervi. Il cinema popola da sempre il suo mondo di nevrotici, perversi e cattivissime compagnie, facendone protagonisti di film celebri e celebrati, autentici monumenti visivi all’ambiguità e alla perfidia.
Come dimenticare i volti di donna carichi d’angoscia che il giovane operatore Mark Lewis fissa nell’obiettivo mentre commette i suoi delitti? E’ “Peeping Tom – L’occhio che uccide” (“Peeping Tom”), la rappresentazione più fredda, lucida e freudiana del cinema come meccanismo voyeuristico, specchio che riflette le patologie più nere insite nella natura stessa della settima arte.Ma “Peeping Tom” è anche il film maledetto che, per la sua carica eversiva (siamo nel 1960!), pone fine alla carriera, per molti versi straordinaria, di uno dei grandi autori visionari del Novecento: Michael Powell. E’ proprio da questo capolavoro, dalla riflessione profonda sulla complicità che si instaura tra noi spettatori e la violenza rappresentata sullo schermo, che parte un lungo viaggio a ritroso per (ri)scoprire il cinema di due talenti straordinari dal cui sodalizio sono nate pellicole anticonvenzionali e dallo stile inconfondibile: Powell, appunto, e il (quasi inseparabile) socio Emeric Pressburger.
“Visioni e anticipazioni: il cinema di Powell & Pressburger”. E’ questo il titolo del seminario che
Emanuela Martini, critico cinematografico e vicedirettore del Torino Film Festival, terrà nell’ambito della Scuola di storia e critica cinematografica “Luchino Visconti”, diretta da Luigi Paini (del Sole 24 Ore) e organizzata annualmente dal Circolo “Georges Sadoul” di Ischia in collaborazione con l’Istituto degli Studi Filosofici di Napoli. Un appuntamento diventato ormai imprescindibile per un numero sempre più numeroso e variegato di sostenitori: giovani e meno giovani, isolani e forestieri, apostoli della settima arte e semplici appassionati di cinema, che nelle serate alla Biblioteca Comunale di Ischia Porto trovano l’occasione giusta per conoscere autori e cinematografie ormai dimenticati dai tradizionali canali di fruizione dell’universo audiovisivo globale.
Una tradizione, quella della scuola estiva di alta formazione, che negli ultimi anni ha passato in rassegna autori contemporanei come Abel Ferrara e maestri senza tempo quali Hitchcock, Bunuel, Lubitsch e Rossellini, riflettuto sul “nuovo cinema tedesco” e sui fasti (e nefasti) della Nouvelle Vague, indagato sui rapporti tra il cinema e le ideologie del Novecento e sulla forza, fin troppo sottovalutata, del documentario come strumento di conoscenza della realtà. A curare i seminari, gli studiosi più appassionati di un linguaggio che, dopo oltre un secolo, non smette di stupire: Gianni Rondolino, Giovanni Spagnoletti, Auro Bernardi, Carlo Montanaro, Vieri Razzini, Arturo Martorelli, Luigi Paini, Aldo Tassone.
Cosa scopriremo in questa edizione 2012? Anzitutto due figure indissolubili che hanno generato il loro cinema come se fossero state un’unica mente. Michael Powell, inglese con un talento visionario non comune, ed Emeric Pressburger, ebreo-ungherese dai tanti interessi (l’ingegneria, la matematica, il giornalismo) capace di realizzare, in fase di sceneggiatura, tutte le esigenze fantastiche del primo. A partire da “Duello a Berlino” (“The Life and Death of Colonel Blimp”), del 1943, quindi in piena seconda guerra mondiale, i due firmano assieme regia, sceneggiatura e produzione di una serie di pellicole strepitose sia per la straordinaria invenzione narrativa (che col tempo virerà verso i territori del fantastico), sia per il carico di follia, inquietudine, sogno e mistero di cui sono innervate. Grande astrazione formale, ironia squisitamente british, un occhio ispiratissimo per luci, scenografia, montaggio e inquadrature.
In rapida successione si susseguono film come “Scala al paradiso” (“A Matter of life and death”), quasi una favola visionaria sull’Aldilà; “Narciso nero” (“Black Narcissus”), sulle pulsioni drammatiche che si sviluppano tra alcune suore in un convento sperduto dell’Himalaya, quindi parabola sul desiderio represso tra le più conturbanti viste al cinema; “I racconti di Hoffmann” (“The tales of Hoffmann”), fiammeggiante manifesto della loro poetica; e soprattutto “Scarpette rosse” (The red shoes”), il capolavoro che li fece conoscere al grande pubblico di tutto il mondo. Nella vicenda di una ballerina divisa tra l’amore per un uomo e quello per la danza, il richiamo continuo alla follia cui spesso conduce il lavoro artistico. Un melodramma in musical tutto giocato sul rapporto tra realtà e finzione, specchio evidente di una precisa visione poetica: il mondo è un palcoscenico e la messa in scena ne è l’essenza. Ma anche un modello di magnetismo affabulatorio che influenzerà generazioni di cineasti futuri: da Coppola a Scorsese, da De Palma a Buz Luhrmann. La scuola estiva di cinema del Circolo “G. Sadoul” è intitolata alla memoria di Tonino Della Vecchia, che della stessa fu strenuo promotore e organizzatore. I seminari sono aperti a tutti; a coloro che ne faranno richiesta verrà rilasciato attestato di partecipazione.