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Francesco, l'eredità vivente di Giuseppe Mazzella

Attualità
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Non avevo mai seguito fino ad ora. Fino a papa Francesco. Con tanta attenzione e meditazione. La fase terminale della vita umana di un Papa. Nell'era dell' informazione globale ed immediata tutto il mondo ha potuto seguire il fine vita del Papa.

Il ricovero al Gemelli. La diagnosi su un uomo di 88 anni. La voglia, lo sforzo, l'onere di essere servitore della sua missione alla quale era stato chiamato dalla terza persone del Dio unico ma trino al quale fermamente credeva come umile (riteneva se stesso) capo universale del cristianesimo l'unica delle relegioni moneteiste che crede Dio in tre persone in una unità. Per fede non per logica.
Lo sapeva bene Francesco che era gesuita il più colto e complesso ordine religioso della complessa Chiesa - una istituzione umana nel nome di Dio - che in duemila anni é entrata nella storia facendo la sua parte con passi in avanti ed indietro ma sempre capace di esprimere il mondo umano conflittuale senza possibilità di avere il mondo giusto disegnato dall' Altissimo. Nessun Papa in epoca moderna e contemporanea ha dato un valore enorme alla simbologia ed all'esempio. Nessun Papa in epoca contemporanea ha svolto il suo ministero in 12 anni con 57 guerre locali che gli facevano dire ed a ragione che questo tempo è quello "della terza guerra mondiale a pezzettini".
I suoi predecessori ultimi hanno vissuto un tempo di guerra fredda e di piccole guerre locali. Ma un tempo come questo:la guerra in Europa dopo 77 anni dalla terribile guerra mondiale seconda 1939-1945 per un primato di "confini allargati" cioè un immenso paese quale la Russia che dopo 70 anni di comunismo abbraccia il peggiore "capitalismo" e rivendica un "terreno" che nel 1991 aveva conferito alla nazione Ucraina nel quadro del dissolvimento di 16 repubbliche che "liberamente" avevano deciso di chiamarsi "sovietiche" e non russe, europee o asiatiche dando vita così ad una "guerra territoriale" che non ha più senso, se non di facciata, nella civiltà tecnologica di oggi che con un telefonino permette una videochiamata in tutto il mondo.
Ma non basta ancora. Francesco ha dovuto vivere una terribile ed ingiustificata guerra in medio oriente. Ebrei contro palestinesi. Un odio senza fine alimentato ogni giorno da morti innocenti e tanto sangue versato in nome di Dio come mille anni fa le crociate tra cristiani ed infedeli. Ed ancora altri conflitti proprio nel terzo mondo quello più indietro sul terreno della tecnologia e della civile convivenza conseguita dagli europei a carissimo prezzo in oltre o più di 500 anni. Ed ancora non bastano le guerre nel tempo della bomba atomica posseduta da alcune "potenze nucleari" il cui ordine di sparo è nelle mani di un sol uomo che potrebbe dare l'ordine di sparo dopo una bottiglia di cognac scolata in pochi minuti.
C è una nuova fase del mondo dell'emigrazione. Come il tempo delle nazioni e degli imperi nel 19simo e 20simo secolo. Un tempo descritto dallo storico inglese Eric Hobsbavm meglio di tutti nei suoi studi e libri che non insegnano nulla ai potenti della terra. Quel tempo dell'emigrazione Francesco lo portava in sé stesso nella carne e nello spirito. Era nato da una "emigrazione" di cui gli italiani diffusi nel mondo ne conoscono il peso e le rinunce. Francesco viveva il peso e la tragedia dei migranti oggi ancora più atroce di quella di due o un secolo fa perché la metà di una vita migliore viene cercata dalla poverissimo gente dell'Africa con barche o motoscafi in mare aperto con enorme probabilità di morte.
Francesco viveva questa tragedia. I suoi genitori nel 1929 potettero partire da genova per l'Argentina. Condizioni difficili ma almeno aveva una nave, un porto, un centro di accoglienza. Francesco portata in sé stesso il dolore per le ingiustizie del mondo di oggi. Come capo di una grande organizzazione mondiale poteva avere una autorità morale ma non materiale. Non aveva un esercito né la bomba atomica. Dirigeva una organizzazione con strutture arcaiche che non amava. Ha dato un esempio straordinario ed irripetibile. La sua eredità è vivente. Non si può tornare indietro sia per i credenti che per i non credenti. Nessun papà si è aperto ai non credenti come lui.
Nessun Papa ha voluto lasciare segni così forti del suo ministero:la casa in santa Marta e non in vaticano, le scarpe nere, il riposo eterno fuori le mure del Vaticano, il solo nome del suo ministero scritto il latino sulla semplice pietra tombale. Il suo corpo nella nuda terra.
Questa è una eredità vivente per chiunque verrà dopo di lui.
G. M.